Tecla è tornata.
E io, mio malgrado, respiro di nuovo.
Non so se chiamarla felicità o semplice tregua, ma da quando è rientrata la casa ha smesso di sembrarmi un mausoleo.
La verità è che non so più distinguere tra ciò che amo e ciò di cui ho solo bisogno.
Forse sono la stessa cosa, due forme dello stesso vuoto.
L’ho incontrata a Ustica, tempo fa, un’estate lontana.
Non era amore, almeno non nel senso nobile della parola.
Era un istinto, una chiamata quasi ancestrale.
Aveva quella presenza che mette a disagio, come un segreto che non si lascia toccare.
Mi guardava con sospetto, come se il mondo le avesse già spiegato abbastanza bene cosa succede quando ti fidi di qualcuno.
Eppure restai.
Forse per testardaggine, forse per la troppa solitudine. Mi bastava la sua ombra accanto per credere che non stessi marcendo da solo. Quando decise di venire via con me, fu quasi un errore.
Sul traghetto, fissava la costa che si allontanava e io già sapevo che quella nostalgia non mi avrebbe mai riguardato.
Le promisi una vita tranquilla, ma nessuna pace può consolare chi è nato per la fuga.
A Palermo, tentai di costruirle un rifugio. Un giardino, un po’ di silenzio, qualche attenzione di troppo.
Lei accettava tutto, come chi sopporta la gentilezza solo per cortesia. Nei suoi occhi scuri, il mondo restava altrove. Io lo sapevo, ma facevo finta di crederci: l’amore è un mestiere solo per ciechi.
Poi una sera non tornò.
La casa sprofondò nel silenzio, come un corpo che smette di respirare.
Ogni oggetto parlava di lei, ogni angolo la conteneva. Il cuscino sul divano, l’odore nelle stanze, persino l’aria sembrava invecchiata.
Mi scoprii a parlarle come a un fantasma. Il più fedele dei miei demoni.
Dopo tre giorni l’ho rivista.
All’alba.
Sporca, sfiancata, con quel passo incerto che conosce il rimorso ma non il pentimento.
Si è avvicinata piano, poi si è lasciata cadere accanto a me. Ha posato il muso sulle mie ginocchia, e in quel gesto c’era tutto: la resa, la fame, la stanchezza.
L’ho accarezzata.
Lei ha chiuso gli occhi, la coda appena percettibile, come una nota che svanisce prima di farsi suono. Ho capito che non era tornata per amore, ma per abitudine.
E forse va bene così.
In fondo, nessuno resta davvero.
Si ritorna solo quando non si ha più dove andare.
@G.L. Luglio 2023- 2025
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