Il giovane autore di “Anime alla deriva” mi ha decisamente sorpreso con questo breve romanzo, al di fuori degli schemi abituali della sua narrativa. Nel volume in questione, infatti, si narra di un giovane spiantato ed ambizioso agli inizi del secolo, in Olanda, Piet Barol a cui la madre aveva insegnato le buone maniere, il bel canto e la gioia degli agi. Mentre dal padre Piet aveva tratto la voglia di fuggirsene lontano, e il ribrezzo per la vita disagiata. Il nostro protagonista, bello, virile ed affascinante, giunge come istitutore nella bella dimora di una ricca famiglia. Qui, con la sua immediatezza riuscirà nel compito per cui era stato assunto, cioè strappare dalle folli manie di persecuzione il giovane rampollo della famiglia, mentre con i suoi sotterfugi e ammiccamenti riuscirà a far breccia nel cuore di tutti gli abitanti della casa. Inconsapevolmente Piet con la sua focosa passione riuscirà a riavvicinare i due coniugi che lo ospitano, riaccendendo in loro la passione che pareva sopita soprattutto a causa di un fioretto da parte dell’uomo. Portato a termine il suo compito di istitutore e per evitare scandali Piet si imbarca su una lussuosa nave alla volta del Sudafrica, sul panfilo ne succedono veramente di cotte e di crude, facendo correre seri rischi a Piet, ma il nostro eroe trova sempre il modo di trarsi d’impaccio grazie al suo notevole fascino. Il libro scorre brioso e movimentato, sempre venato da un cauto erotismo, rappresentato soprattutto dalla descrizione del bel fisico di Piet e da tutti i desideri che questo scatena, il tono comunque non cade mai, neanche quando Mason racconta nel dettaglio gli amplessi di varia natura che occorrono al nostro bell’eroe. Tutta la vicenda è molto divertente con un deciso piglio ironico e scanzonato, l’ambiente è ricostruito e raccontato con precisione e fantasia tanto che al lettore sembra quasi di trovarsi dentro un vecchio film della coppia Ivory-Merchant. Credo che tutto il libro sia costruito con l’intento del divertissement, con qualche pennellata leggermente cochon, ma non vi ravviso grandi spunti di riflessione o scavo psicologico; i personaggi sono molto ben costruiti e suscitano simpatia nel lettore, ma alla fine fanno esattamente quel che ci si aspetta da loro. La mia non vuole essere una critica ad un giovane e già affermato scrittore, il quale dimostra notevole bravura nel costruire la vicenda e a non concluderla, infatti la parola “continua” in questo caso sostituisce l’attesa “fine”; ed è a questo punto che si ripensa con un sorriso alle gesta del bel Piet e ci si pone in attesa di un seguito. Alla luce di questo strano finale sorge il parallelo con Vita del briccone di Quevedo, che farebbe ascrivere il romanzo a quel filone detto picaresco, e che mi pare assai poco frequentato in questi ultimi anni. Piet, in fondo, vivacchia di espedienti, millanta conoscenze che non ha, sfrutta abilmente quelle che ha, desidera fare breccia nel cuore di belle fanciulle, ma non disdegna, per i suoi scopi, le donne un po’ più attempate, finge di essere quel che non è. Tutto ciò unito ai davvero poco nobili natali accomuna Piet al briccone di Quevedo, che termina proprio con la promessa, mai mantenuta, di un proseguimento delle mirabolanti avventure.
E così Mason ci stupisce ancora: con un bel romanzo divertente e di ampio respiro e per aver riportato vigore e nuova linfa al genere picaresco, un poco abbandonato. Comunque, picaresco o no, il romanzo è bello e ben scritto, fa sorridere e anche stuzzica.