La litania che intono tiene a bada
la diaspora che ho sulla punta della lingua
con frenesia ripetitiva ingaggio una preghiera
con sortite vivide nel pensiero
per ringraziare di questa vita, lascito stellare
e chiedere scusa di non saperla affrontare
oh Madre mia, fonte fontana
a chi ti ama dona la sete e da bere
Padre celeste con la tua veste
proteggimi dal freddo che mi prende
e che il mio destino sia fuoco ardente
mi inchino di fronte alla Vostra Maestà
ma non posso parlare
non so come fare
la pace che cerco datemela per pietà
perchè non credo a niente
non ho fede nell'Amore
sono solo un peccatore senza dignità
in verità della mia vita fate ciò che volete
chè io non so scegliere un passo dopo l'altro
nè la direzione, sono canna al vento
perciò mi pento di ogni mia flessione.
La litania che intono attinge dal pensiero
e certa musicalità
non ascolto il lamento, non ascolto il richiamo
vanifico l'attesa, s'incrina il mio coraggio
cerco ebbrezza e vanità
gli occhi miei perdono la luce
allora non rimane niente
in questo stato mi produco in preghiera
silenziosa e sola solamente
a stento tengo il mio dolore
a stento non lo lascio andare di misura
sbagliando la materia il fango si fa terra
e dal mio crinale non si vede il mare che teneramente
è una sutura d'abissi.
Osanna nell'antro dei ciechi.
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