I luoghi che attraverso mi attraversano
e chiedono ad una voce: ti ricordi di me?
Davvero i luoghi anche se non chiamati si girano.
Gridano alle suole ciò che all’orecchio duole.
Io so che i luoghi mantengono viva la memoria,
benché l’asfalto si lasci tormentare dai passaggi. E l’asfalto
è costato, il cuore mezzeria con il suo tirabaci; una buca usa
la voce vizza vagabonda
con intere frasi prese da sobbalzi sulle sospensioni
intanto che i passi già distorti
allontanano la comprensione: ti ricordi di me?
E dicono l’età: è evidente che sento poco: o l’udito
è saturo di timori oppure i timori fioriscono ora.
Sui rami torti, sfogliano i loro complementi.
A volte, questa volta, la rotula dell’acqua sbatte
cade e lascia il segno, così che la laringe
della terra di sotto possa farsi
riconoscere come sirena
in piena odissea.
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