Ti accostavi al cibo
con l'umiltà dei semplici
e con il gusto in bocca
di chi sapeva l'affanno della vita.
Era il rito delle celebrazioni
con cui onoravi la quotidianità
non temevi il banale, l'ordinario
dei nomi: era ancora l'eccezione
a scoprire il tuo fianco debole
ma non la diversità, che non vedevi
per quella ingenuità del cuore
cui appare il semprepuro nel vero
di ogni respiro e battito d'occhi.
La vita anonima sembra non segnare
la terra mai avara di memoria, perciò
quando dirò in un mattino di grigiori
o in un silenzio di nomi e di marmi
la parola noi, in questo primo pronome
verrà come un vento gagliardo
il volto taciuto d'un destino incompiuto.
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