A volte l'aria s'incammina
su litorali circonflessi, arabeschi, quintessenze
tavolate imbandite di lietofine
e ricompense, d'esser vivi all'ennesima potenza
solo per pochi attimi, d'indicibile bellezza
quantificabili in lampi d'assenza dal proprio malessere.
Fiammeggianti antichi pensieri s'avvampano
di atomi guerrieri e immagini secondarie
in luogo di figuranti al teatro degli orrori
e belve addomesticate con amore
o secondo voglia di stagione, bestemmiando, eroici.
I polmoni compiono il miracolo e siamo noi
battito e cute, nervi in costume, figli del caos.
Essere guadi, per essere siepi, litoranee.
Avere fiordi di nuvole incastonati negli occhi
e cupe vampe d'accudire.
Per fare finta di morire, esplodendo in cantici
prevedendo nuova vita in fondo all'anima.
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