L'errore mio è stato amarti come se fosse normale
per uno come me osare tanto.
Come se fossi capace ad andar lontano e fermarmi
a pochi passi dal baratro, il cuore di traverso,
neanche gli occhi per piangere.
E' accaduto così in fretta tutto quel tempo da perdere
che ho fatto in tempo soltanto a guardarti le spalle,
la tua pelle splendida, pesca bruna di foresta,
seta magnetica per onde medie di frequenza.
Mi rimane il coraggio di poche azioni disarmanti,
sbatterti contro il muro del canto qualche verità di contrabbando
e un pugno di preghiere disperate.
Per sapere ciò che voglio dovrei avere le tue mani,
la capacità interlocutoria di chi smonta le cose e le compone,
quel sapere che una volta faceva la differenza tra vivere e sopravvivere
e che ti ha condotta in un porto sicuro.
Al contrario, in mezzo al mare non c'è un faro che mi voglia
e per le onde prego un lungo digiuno,
qualche stella nel cortile ancora mi confonde, di questo cielo notturno.
La mia rotta fa scintille, lascia scie quando rompe
ossa nuvole e futuro, per seguirla chiudo gli occhi,
mi ricordo il tuo profumo diventare bosco e foglia,
labbra e bocca, una lingua sconosciuta che si parla a mani nude:
io ti amo mia carogna, decompongo frasi giunte.
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