Pubblicato il 11/10/2022 14:54:50
Sto buono e mi lascio scrivere da quelle parole che possiedo di dentro, più simile ad un barbone che addobba di rimedio uno storto alberello di Natale con quattro ninnoli raccattati in strada che non a un vero poeta: la sappiamo entrambi la fragilità del darsi dei nomi, veri o falsi incapaci di vita. Non è un cielo sereno oggi: c'è del grigio che incupisce l'aria e scolora negli occhi una speranza di luce. Una stanchezza mi prende anche alla storia, avrei fatto a meno di certe faccende, però gettati nel mondo non siamo altro che passaggi inquieti e inquietanti, un po' fiori un po' puzza destinati a sorreggere petali di marmo offrendo il bianco alla terra. Intanto mi riscrivo la vita mutando il tempo con la memoria e non importa se falsa il segno uno sguardo di sogni o il dramma vela con un sudario d'inganni, perché se ogni attimo è buono per morire allora vale ricercare sotto il cielo un po' di terra trasfigurata in bellezza.
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