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Clima-Energia

Argomento: Ecologia

Articolo di repubblica.it 

Proposta di Roberto Maggiani »

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Pubblicato il 12/12/2008 20:53:06

Propongo questo articolo perché, non so come mai, ci sento puzza di bruciato, mi pare che, come al solito, stiamo ragionando in piccolo e puntando ad interessi un po' troppo personali...pensare che la crisi economica attuale sia una polmonite e il problema climatico sia una pettinatura (vedi articolo), mi pare un po' preoccupante, io avrei letteralmente invertito i ruoli tra polmonite e pettinatura:

(Fonte: www.repubblica.it)

BRUXELLES - Accordo raggiunto sul pacchetto clima ed energia dell'Unione Europea. Il vertice di Bruxelles ha trovato un'intesa che mette d'accordo i 27 paesi Ue su come affrontare la lotta ai cambiamenti climatici e riconvertire il sistema energetico del Vecchio Continente. Un testo che il presidente di turno dell'Unione Nicolas Sarkozy ha definito "storico", mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo ha salutato come "una grande vittoria dell'Italia, abbiamo ottenuto tutto". E il premier italiano incassa anche il ringraziamento del presidente francese. "Grazie a Berlusconi - ha detto Sarkozy - abbiamo raggiunto l'accordo in tempi rapidi".

L'articolato finale ribadisce l'obiettivo di ridurre del 20% entro il 2020 le emissioni di gas serra, arrivando alla stessa scadenza a un'identica percentuale di efficienza energetica e di produzione da fonti rinnovabili. Il compromesso con i paesi che nelle ultime settimane avevano sollevato forti opposizioni è stato raggiunto piuttosto sulle modalità con cui arrivare a centrare le ambizioni ambientali europee. Tra questi anche l'Italia, arrivata a minacciare persino di far saltare l'intero tavolo di trattativa.

In particolare Roma nella versione finale porta a casa una maggiore gradualità nel processo di estensione delle quote di emissioni a pagamento. Si passerà, per le industrie giudicate non a rischio di delocalizzazione, dal 20% nel 2013 al 70% nel 2020, ma nel 2025 si arriverà al 100% dei diritti di emissione a pagamento. Una novità, questa, introdotta per non incappare in una bocciatura da parte dell'Europarlamento, schierato su posizioni decisamente più ambientaliste rispetto al Consiglio.

Sulla definizione delle industrie a rischio di delocalizzazione (carbon leakage) che potranno beneficiare dei diritti di emissione gratuiti al 100%, la nuova bozza accoglie soprattutto le richieste avanzate dalla Germania per tutelare le sue imprese manifatturiere e la produzione di cemento, acciaio e alluminio. Le rivendicazioni italiane a tutela di ceramica, vetro e carta saranno soggette invece a un complicato calcolo in base alla percentuale di extra costi che l'acquisto di certificati di emissione comporterebbero per i diversi settori e sottosettori.

Parlando in conferenza stampa subito dopo il raggiungimento dell'intesa, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha rivendicato come un grande successo italiano anche l'inserimento di "una clausola di revisione generale al marzo 2010 per l'intero pacchetto clima-energia dell'Ue estesa alla valutazione sull'impatto di competitività".

Secondo il responsabile della diplomazia italiana, la revisione sarà generale, mentre nella bozza circolata in mattinata ci si limitava a prendere in considerazione il rischio di delocalizzazione delle imprese, da rivalutare sulla base di un eventuale fallimento della conferenza Onu sul clima in programma a fine 2009 a Copenaghen.

Se fosse confermato il contenuto della bozza, che fissava tra l'altro la possibilità di revisione al regime di "codecisione" (quindi senza possibilità di opporre veti) il successo italiano sarebbe molto parziale. Le pretese di Palazzo Chigi erano infatti ben altre. L'Italia in teoria avrebbe voluto rinviare tutto il pacchetto 20-20-20 in blocco, rimandandolo a un'eventuale uscita dalla crisi economica. Senza timore di apparire in controtendenza rispetto a quanto stanno facendo Stati Uniti, Germania, Francia, Gran Bretagna e persino Cina promuovendo con forza politiche di sostenibilità ambientale per rilanciare l'economia, Berlusconi non aveva esitato a definire le iniziative contro il riscaldamento globale in tempi di crisi "un malato di polmonite che pensa alla messa in piega".

Alla fine nel pomeriggio a mettere le cose in chiaro ci ha pensato il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso. Gli obiettivi del pacchetto clima, ha avvisato, sono "giuridicamente vincolanti", ed eventuali violazioni di questi accordi da parte di uno Stato membro sarebbero sanzionate attraverso l'usuale procedura d'infrazione comunitaria. La "revisione" del sistema dei diritti di emissione, nel 2010, per tenere conto dei risultati della conferenza Onu di Copenaghen, ha puntalizzato ancora, potrà solo aumentare la percentuale di emissioni da tagliare entro il 2020, e non ridurla.

Sicuramente più corpose le concessioni fatte in sede di trattativa alla Polonia e agli ex paesi del blocco comunista che hanno ottenuto sostanziosi aiuti economici e agevolazioni per riconvertire il loro sistema energetico al momento prevalentemente a carbone.

Ora comunque il testo varato dal vertice dovrà passare al vaglio del "trilogo", ovvero di un ulteriore confronto con Consiglio Europeo, Europarlamento e Commissione. Se "ratificato" andrà in votazione mercoledì nella prevista seduta dell'assemblea di Strasburgo dopo la discussione in programma martedì. A quel punto il via libera definitivo, una semplice formalità, spetterebbe al Consiglio europeo. In realtà l'ok dell'Europarlamento è molto probabile ma non è del tutto scontato. L'assemblea, come detto, è schierata infatti su posizioni molto più esigenti dal punto di vista ambientale e potrebbe ritenere eccessive concessioni fatte dalla mediazione francese.

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