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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Scommesse e altri racconti

Racconti

Giuseppe Cassieri
Manni

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 03/05/2013 12:00:00

 

Un’agile raccolta di racconti che appare come una sorta di album dei ricordi dell’autore, lo immaginiamo come descritto nelle prime pagine della raccolta. Un uomo in pensione che tenta di riempire il suo tempo con varie attività. E tra queste, due ci sembrano quelle in cui il soggetto eccelle. La prima è l’osservazione, l’autore riesce a sezionare gli avvenimenti con passione entomologica e a gettare il suo sguardo indagatore sulle minuzie dell’animo umano. Minuzie che si fanno emblematiche di tutte le persone, rivelando quella personale universalità che risiede in ognuno di noi e ci rende unici e molteplici al contempo.

L’altra grande dote del Cassieri è la capacità di riportare su carta quanto raccolto nelle sue esplorazioni siano cavallette morte o l’atto creativo di un compositore. Nell’incasellarsi delle parole nelle frasi dell’autore emerge una grande capacità descrittiva, venata da una sottile e costante ironia, rendendo davvero gustosa e piacevole la lettura di queste Scommesse.

In questi 13 racconti l’autore racchiude in un linguaggio elegante e preciso, una notevole dose di sdegno per i tempi perfidi in cui gli capita di vivere, oltre ad una grande ironia per le miserie e le facezie del genere umano. Ma non vi è traccia di condanna o di giudizio, tutt’altro, basta rendere evidenti certi atteggiamenti per trasformarli in un che di grottesco. Per meglio esplicare quanto detto posso citare Flaiano, nei brevi scritti in cui, attraverso un vezzo, mette alla berlina un intero popolo. Così per Cassieri, ma in vicende minime, che però si gonfiano di tutti gli esempi che al lettore balenano nella mente una volta sottolineati da un implacabile passaggio. Sembra che l’autore ci indichi con il mento una scena qualsiasi, ma bastano un suo sopracciglio sollevato, una certa piega della bocca, per sottolineare che nell’apparente quotidiano vi è una specie di stortura, c’è quel lato ridicolo capace di seppellire molte persone. Quanti non riconoscono nel Jogger molti concittadini che, per fare i comodi loro, non si fermano di fronte a nulla; o nel viaggiatore della Capra di Eleusi, quegli illusi sapientoni che fanno milioni di chilometri dietro un’illusione ma si ritrovano a seguire palline di sterco.

Ho spesso stigmatizzato l’uso improprio che molti autori fanno delle briciole della loro esistenza facendone castelli di sabbia di parole. Molti si concentrano sul proprio diario o sull’affetto verso i cari per sommergere il lettore con sproloqui vuoti del benché minimo avvenimento degno di nota e soprattutto del più flebile interesse. Ma quando alla tastiera siede un autore capace veramente di scrivere e non solo di pigiare tasti, ecco che si compie quella sorta di miracolo minimo, per cui tra le righe di uno scritto appare la letteratura, pagine e pagine di parole si animano, prendono vita e si personificano in quella misteriosa entità che chiamiamo romanzo, o racconto. Il nostro Giuseppe Cassieri ha, credo, questa capacità, trasforma un fatto privato in un racconto, facendo sorridere e riflettere il lettore, offrendo uno spunto di interesse universale in un atto singolo e privato. Credo che il cosiddetto talento in uno scrittore sia proprio questo, creare dalla vita qualcosa che ha a che fare con l’arte. Penso che ognuno sia capace di fotografare, disegnare o, per esempio, descrivere due contadini che si riposano addossati ad un covone di fieno, ma solo una persona è stata in grado di distillarne un’opera d’arte. Così immagino molti abbiano avuto una costipazione al ventre, ma ben pochi abbiano tratto da quel passeggero quanto fastidioso malessere, un racconto breve, ma bello da leggere. Cassieri ci è riuscito e direi che ha vinto in pieno la scommessa del titolo: far divertire il lettore, e di questi tempi non è cosa da poco. Concludendo stavo anche per tirare in ballo il Guareschi, per certi giri di parole e un certo loro uso, sempre preciso e lontano da certi stilemi che vanno oggi per la maggiore, spesso insipidi e simili a facili scorciatoie. Qua l’inciso è breve, ben marcato e sempre perfettamente scandito, omogeneo al discorso ma dal gusto personale.

Per chi ama il piacere dello svago nella lettura consiglio questa raccolta di racconti.

Per concludere una breve nota sull’autore, recentemente scomparso, che io, ammetto la colossale ignoranza, non conoscevo; è stato un prolifico scrittore e romanziere con dozzine di titoli al suo attivo. Questo per dire con quanta fatica un autore riesca a farsi conoscere nel vasto panorama, anche da chi i libri li cerca e li ama. Purtroppo nel nostro amato Paese bastano una frase insulsa e un sorriso forzato davanti ad una telecamera per essere più noti di chi ha inanellato frasi intelligenti ed argute per anni.

 


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