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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Trascrivere la vita – Pensieri sull’arte

Narrativa

Édouard Manet
Via del Vento Edizioni

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 24/09/2013 12:00:00

 

Il celeberrimo autore di Le déjeuner sur l'herbe e Olympia si mette a sua volta a nudo attraverso questa raccolta di suoi pensieri e scritti.

 

  

 

Si comincia con un rimbrotto rivolto alle modelle: proprio non riuscite a comportarvi con naturalezza? È questa la posa che assumete quando comprate un mazzo di ravanelli dal fruttivendolo? Che dietro l’apparenza di un simpatico aneddoto ci svela la forza della volontà creatrice del pittore, sforzo proteso alla ricerca – spasmodica – della realtà, del vero dietro l’apparenza. Le modelle si sforzavano di essere naturali, mentre in realtà facevano l’opposto, dovevano perdere la loro essenza di modelle e riacquistare quella di donne. E sempre in tema di ricerca della naturalezza, della vita dietro l’immagine ferma, rivolto ad un pittore alla moda: Vedo che ha dipinto una finanziera. E di eccellente fattura. Ma dove sono finiti i polmoni della modella? Sembra che sotto l’abito non respiri. Come se non avesse un corpo. È un ritratto da sarto. E così via, tra invettive contro chi non riconosce il valore del colore o è troppo legato ad accademismi; non mancano accenni alla rivalità ammirata verso il quasi omonimo Monet, o giudizi su altri pittori contemporanei e non. Manet esprime anche il suo giudizio sul come le sue tele andrebbero esposte, con la preghiera al critico Proust, Antonin: Per favore, promettimi una cosa, non farmi mai entrare a pezzi in un museo, senza almeno protestare; e anche: Se sarà impossibile assegnarmi una parete, preferisco non avere nulla. Buona parte degli scritti comunque riguarda il colore, il riprodurre modelli in carne ed ossa, la passione del dipingere propriamente detta, la sua capacità di cogliere il movimento, la vita, con le pennellate.

È una lettura svelta, ma capace di mostrare il doppio volto dell’autore, quello di uomo, immerso nel proprio tempo eppur già con lo sguardo verso il di là da venire, e quello dell’artista, proteso a lasciare dietro di sé le proprie opere attraverso le quali continuare a testimoniare il bello, la passione per la vita ed offrire ai visitatori la propria concezione di pittura e di colore. Chiudono gli scritti le disposizioni testamentarie del pittore. E per completare le 35 pagine canoniche dei quadernidiviadelvento, troviamo “La rivoluzione della grazia”, un arguto ed illuminante scritto di Marco Alessandrini, curatore e traduttore del volumetto, il quale firma anche le note biografiche che concludono la panoramica, breve ma assai esauriente, sul pittore.

 


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