È ti guardo sbocciare
nel grembo della primavera,
rapito dal tuo regale olezzo,
contemplando il fluire del tempo.
Ti lascerò come una dea primeggiare
nell'inverno dei miei dilemmi,
dissipando inenarrabili arcani,
esorcizzando tremiti senza voce.
Oh tu rosa dalla muliebre bellezza,
le tue aculee spine sono prigione
per la mia brama di coglierti,
egotista sotto patine di smanie.
Ma come cremisi aneddoto conquisti,
quei respiri di vita tra le riga capovolte
nei miei consueti privi di meraviglia,
e ammaliami nei tuoi bei madidi petali
nella mia dolce morte mentre ti bacio.
Laura Lapietra ©
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