Stringimi forte al tuo fiato,
ultimo mio ricordo svanito,
affinché accarezzi ancora il suo viso.
La sua assenza è disco che piange
negli angoli del mio cielo, squarciato
dal rancore senza luce che m’illumini.
Il suo silenzio è sciabordio di colpe
che si infrangono nelle mie vene,
senza darmi spiegazioni
per riaprire le porte dei miei occhi.
Il suo abbandono è condanna
che scava vane lettere d’amore
senza voce che risorgono.
Affonda il vestito bianco del perdono,
che guarisce ogni asma di onta.
Vorrei tornare indietro, in ginocchio,
per tenerti saldo sempre per mano,
quando non l’ho fatto, per egoismo.
Vorrei essere più indietro nel tempo
e rompere lame di silenzi di ghiaccio
con l’amore che pulsava, urlandotelo.
Vorrei trasportarmi nei lassi di tempo
che erano stati tempesta in flagranza,
per tesserli di voluttà d’amore per te.
Ma sono qui, solo, tra le lacrime,
sull’innocenza della tua scomparsa,
di cui siamo vittime nella confessione
salpata verso il mare aperto
della vita, che ci separa
senza “ma” e senza un “se”,
riparandoci sotto l’ombrello rotto
del destino afono che ignora,
per farci guardare ancora una volta
negli occhi e nel cuore,
per dirci ancora
ti amo ancora, ti amo amore.
Laura Lapietra ©
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