Flemmatico incedi
come un presagio
di recondita buriana,
e il mio cuore, ignaro,
si tende come vela che attende
il primo colpo di vento
sul profluvio delle palpitazioni.
Le tue pupille ipnotiche
bruciano come abissi
di quercia ardente sulla mia pelle,
scolpiscono sul mio fiato
una fame antica da satollare,
una sete che non osa chiedere nome
nel crepuscolo dell’abbandono.
Tra le tue dita la notte si contorce
e il mio corpo, fragile costellazione,
si riallinea al tuo orbito clandestino.
Ogni tuo sorriso è un varco
di vertigine, un altare profano
dove il lume del pudore pencola,
malleabile al richiamo d’amore.
Ma quando, d’improvviso, schiudi
il buio dell’incertezza sul tuo viso,
nel sacro tumulto del tuo bacio
converti magie di audacia
in un frutto inibito da trangugiare
senza rughe di rimorso nell'anima ima.
Una inane musica senza cielo
ormai scorre tra di noi senza colore.
Laura Lapietra ©
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