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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Bruciate lentamente

Romanzo

Fabio Casto (Biografia)
Edito in proprio

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 04/02/2014 12:00:00

 

Secondo quelle che per alcuni sono leggende, per altri testimonianze storiche, l’antica civiltà indiana era tecnologicamente molto avanzata, grazie all’intervento di entità aliene, forse soprannaturali, che infusero agli antichi indiani conoscenze tecnologiche inarrivabili ancor oggi. In particolare gli antichi indiani erano in grado di costruire i vimana, progenitori degli attuali aerei, o forse navicelle spaziali. Di ciò è fermamente convinto il protagonista di questo romanzo, uno strano personaggio dallo strano nome di Pac. Nella vita di tutti i giorni egli svolge la professione di diserbante dell’economia, ovvero deve distruggere quelle piccole realtà economiche locali che potenzialmente potrebbero essere in grado di portare scompiglio nel mercato globale. Ma in segreto, Pac ha un ideale più alto, quello di salvare l’umanità, o parte di essa, a bordo di un vimana, detto StarPac, che dinascosto sta costruendo in un laboratorio segreto nascosto a casa sua. Un po’ come quei sognatori degli anni Settanta che si costruivano la barca nel garage. Nel corso della lettura assistiamo alle peripezie del povero Pac per accaparrarsi una pietra in grado di fungere da carburante per il suo vimana, e che pare donata agli uomini dalle divinità che abitavano il nostro pianeta quando gli esseri umani erano poco più che scimmioni, e pare che proprio quelle divinità abbiano insufflato nei primati quell’illuminazione che ha portato alla sorprendente evoluzione del genere umano.

Detto così sembrerebbe un altro di quei romanzi fantascientifici in cui da una antica civiltà vengono le chiavi per comprendere ed affrontare il futuro, invece non è esattamente così, perché questo romanzo è permeato da una forte ed irresistibile vena di humor, talvolta sarcastico, talvolta cinico, che fa passare un po’ in secondo piano le gesta di Pac e la sua strampalata combriccola, per godersi invece un linguaggio frizzante e spumeggiante, capace di continue sorprese e che a tratti si eleva talmente alto sopra la trama da salvare il romanzo stesso dalle secche del già visto. Ciò che voglio dire è che se la trama a volte sembra rallentare un po’ e avvolgersi in alcuni punti su se stessa, la scrittura procede sempre spedita, carica di ironia, di trovate letterarie notevoli e di una tenuta davvero esemplare. Naturalmente ogni lettore che affronta un romanzo dai simili presupposti, da un certo punto in poi comincia a prefigurarsi il finale, scegliendolo tra i libri di argomento simile già letti, e attribuendone uno o un altro a seconda di come procede la lettura, ma anche qua l’autore, il bravo Fabio Casto, spiazza tutti con un finale pop, davvero geniale.

Una lettura gradevole e fuori dagli schemi, malgrado il filone abbastanza sfruttato, ed una grande prova di scrittura, realizzata con idee ed espressioni fresche dal linguaggio rapido ed irriverente e senza pestare i piedi alla grammatica. In fondo uno potrebbe pensare che il vimana è proprio il romanzo, capace di trasportarci fra nuvole di originalità, lasciando a miglia sotto di noi la banalità.

 

[ Il libro è disponibile sia a stampa che in formato Kindle ]

 


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