:: Pagina iniziale | Autenticati | Registrati | Tutti gli autori | Biografie | Ricerca | Altri siti ::  :: Chi siamo | Contatti ::
:: Poesia | Aforismi | Prosa/Narrativa | Pensieri | Articoli | Saggi | Eventi | Autori proposti | 4 mani  ::
:: Poesia della settimana | Recensioni | Interviste | Libri liberi [eBook] | I libri vagabondi [book crossing] ::  :: Commenti dei lettori ::
 

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Sei nella sezione Prosa/Narrativa
gli ultimi 15 titoli pubblicati in questa sezione
gestisci le tue pubblicazioni »

Pagina aperta 1815 volte, esclusa la tua visita
Ultima visita il Thu Apr 25 01:32:35 UTC+0200 2024
Moderatore »
se ti autentichi puoi inserire un segnalibro in questa pagina

Natale Contadino

di Giorgio Mancinelli
[ biografia | pagina personale | scrivi all'autore ]


[ Raccogli tutti i testi in prosa dell'autore in una sola pagina ]

« indietro | stampa | invia ad un amico »
# 1 commenti: Leggi | Commenta » | commenta con il testo a fronte »




Pubblicato il 19/12/2010 08:40:12

Natale Contadino.

Un grosso Ceppo di quercia, veniva messo a bruciare il giorno della Vigilia e doveva durare fino a Capodanno e, in alcuni casi, se l’inverno era rigido più del solito, anche fino all’Epifania. Il nonno lo spegneva durante le ore più tiepide del giorno: «Per farlo durare più a lungo» diceva. E non faceva che rammentarci il significato di quella che egli definiva la più antica tradizione della nostra regione, l’Emilia. Egli abbinava la durata di dodici giorni del Ceppo ai dodici mesi dell’anno, cioè al giro che il sole compie intorno alla terra, da cui gli auspici e gli influssi benefici per tutta la famiglia. Era anche solito rammentare la potenza purificatrice del fuoco, che considerava detentore di arcane virtù, da cui l’uso di conservare un po’ di cenere che restava del Ceppo e che poi la nonna usava per chissà quali alchimie nascoste nel bucato. La memoria mi rammenta che veniva tagliato qualche tempo prima, e che doveva essere di una precisa grandezza, né più grande né più piccolo, scelto fra i tanti che la vecchiaia aveva ormai essiccato, e conservato appositamente per l’occasione della festa del Natale. Poi, quand’era il giorno stabilito dal calendario, esso veniva deposto su uno speciale alare di ferro battuto e acceso tra la gioia degli astanti, contenti di partecipare a quell’arcano rito. Noi fanciulli venivamo bendati e fatti girare intorno in un girotondo e, a turno, eravamo invitati a picchiare con le molle il ciocco avvolto dalle fiamme e recitare una filastrocca augurale: l’Ave Maria del Ceppo, alla quale si attribuiva la virtù di far piovere dal cielo ogni sorta di doni.La ricordo ancora:

Ave Maria del Ceppo
Angelo benedetto,
L’Angelo mi rispose,
Portami tante cose.

Il rituale del Ceppo si completava per noi proprio nella notte della veglia (perché il significato di vigilia in fondo è quello proprio di veglia), quando, per primo il nonno versava un bicchiere di buon vino sul ciocco acceso. Dopodiché a ognuno era permesso di gettare nel fuoco qualche briciola di pane. Era allora che il fuoco crepitava e la fiamma avvolgeva il Ceppo per intero. Era allora che la luce, scaturita all’improvviso, illuminava le facce perplesse di noi fanciulli e le rughe espressive dei vecchi raccolti tutt’intorno al Presepe nell’angolo in ombra della stanza, dove la favola diventava per un momento realtà. Il “fatto meraviglioso” della nascita del Bambino, a suggellare con la sua venuta, l’antica saggezza contadina.

Usanze e costumi di una tradizione.

Antichissima e caratteristica tradizione delle regioni del settentrione italiano, ma che troviamo anche in Jugoslavia, in Svizzera e in Belgio, quella del Ceppo riporta alla necessità primaria di scaldare il luogo in cui ci si riuniva per l’occasione delle festività natalizie durante la veglia e la recita delle novene. Il significato originario è però dubbio, seppure se ne riscontri la provenienza pagana dell’aldilà, per cui dare fuoco a qualcosa aveva significato di espiazione, quindi di rinascita. Come si è visto al Ceppo erano anche attribuite virtù terapeutiche e propiziatorie: in Puglia, ad esempio, si crede che il fuoco del ciocco simboleggi la distruzione del peccato originale e, man mano che il legno si consuma, sia annullata la colpa commessa da Adamo. In quel di Genova, dove l’usanza si è mantenuta fin quasi un secolo fa, il Ceppo natalizio era offerto al Doge (della Serenissima) dalle genti delle montagne vicine con una cerimonia pubblica movimentata e pittoresca chiamata del “confuoco”. Per l’occasione il Doge versava vino e confetti sul grande ciocco acceso nella pubblica piazza, tra la gioia degli astanti, ciascuno dei quali, prendeva con sé un po’ di brace ardente da portare alla propria casa. In un primo tempo, cioè prima di cadere in disuso per ovvi motivi di carattere pratico e di sicurezza, la tradizione, in ottemperanza alla fede cristiana, il rito del Ceppo, e con esso quello più generalizzato di accendere il fuoco (San Giovanni, Sant’Antonio, Capodanno), assunse significato di invocazione per la rinascita del sole dopo il buio profondo dei giorni invernali. Ma, nella mentalità contadina, tutto ciò, resta pur sempre relegato alla notte dei tempi e all’eccezionalità di altri prodigi: “… è come se l’intero mondo degli uomini e della natura attraversi una strettoia, un passaggio rischioso, che pone fine ai mesi trascorsi e inaugura il ciclo delle nuove stagioni” (*).

(*)Paolo Toschi “Invito al folklore italiano” – Studium Roma 1963.

Tratto da “Anno Domini” di Giorgio Mancinelli – Grafica e Arte – Bergamo 1989.

« indietro | stampa | invia ad un amico »
# 1 commenti: Leggi | Commenta » | commenta con il testo a fronte »

I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Giorgio Mancinelli, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.

 

Di seguito trovi le ultime pubblicazioni dell'autore in questa sezione (max 10)
[se vuoi leggere di più vai alla pagina personale dell'autore »]

Giorgio Mancinelli, nella sezione Narrativa, ha pubblicato anche:

:: Bla, bla, bla: Il piacere di essermi perso (Pubblicato il 26/10/2021 11:41:29 - visite: 288) »

:: L’imperturbabile Lettore dal Panama Bianco. (Pubblicato il 18/09/2021 05:54:31 - visite: 272) »

:: Lupen the Cat ... che dire, un amore di gatto nero, ladro (Pubblicato il 07/09/2021 17:43:28 - visite: 424) »

:: Per ora non ancora, tuttavia in qualsiasi altro momento. (Pubblicato il 18/06/2021 11:09:52 - visite: 416) »

:: Lupen the Cat ..Il gatto più ladro che si conosca. (Pubblicato il 22/12/2020 09:53:31 - visite: 568) »

:: ’Lo zoo di vetro’ al Teatro del Giullare - Salerno (Pubblicato il 08/04/2018 22:30:27 - visite: 807) »

:: Storie di Natale Tortino per le Feste (Pubblicato il 18/12/2017 08:23:26 - visite: 1108) »

:: La casa di fronte. (Pubblicato il 31/05/2017 07:44:29 - visite: 1134) »

:: La notte dei lupi ’a N. Tolstòj’ (Pubblicato il 22/12/2016 06:41:01 - visite: 950) »

:: Osho: Book of Wisdom (Pubblicato il 21/10/2016 18:01:43 - visite: 872) »