Pubblicato il 28/03/2008
IL SOGNO DI UN VECCHIO PROFESSORE IN PENSIONE LA CITTADELLA – SCUOLA DEL CILENTO
Quando giunsi ad Agropoli, nel lontano 1951, proveniente da Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, ebbi modo di frequentare il quinto anno delle elementari in un magazzino in prossimità della stazione ferroviaria. Il locale ed il posto erano comodi per la nostra insegnante proprio perchè si trovava a meno di centro metri dalla pensilina. Gli alleati erano andati via da pochissimi anni e le spiagge erano ancora piene di bossoli di proiettili sia tedeschi sia alleati ed il motto generale era quello di arrangiarsi. Agropoli allora fu fortunata perchè aveva le scuole medie giù alla marina dove poi fu messa la pretura e l’antiquarium, ed inoltre già alla fine della monarchia il nostro paese ebbe pure la fortuna di ospitare il liceo classico ove gravitavano la maggior parte dei paesi del territorio. Nel corso degli anni la situazione scolastica, per quando concerne la parte strutturale vera e propria, è andata di mano in mano migliorando. Adesso abbiamo due scuole medie, di poi unificate, un edificio per il liceo classico, uno per il ragioneria, alcuni asili, elementari ed il liceo scientifico che però è ospitato ancora in una struttura provvisoria. Sono passati più di cinquantuno anni da quando posi piede per la prima volta nel “magazzino” ove frequentai la quinta elementare. Oggi sono un vecchio professore in pensione che occupa buona parte del suo tempo libero scrivendo e collaborando con giornali e riviste; ma il vecchio professore non ha mai dimenticato la scuola, coi suoi ragazzi che ancora oggi per la strada lo salutano e gli stringono la mano. Essere insegnanti significa anche e principalmente essere educatore: e un educatore è tale finchè vive. Ed io in verità non ho mai smesso di dire qualcosa, di dare un contributo al dialogo famiglia-scuola-istituzioni. In effetti ritengo che queste tre componenti camminano di pari passo su uno stesso binario: la famiglia è il primo istituto educativo, la scuola è il massimo istituto educativo, le istituzioni( comune, provincia, regione, stato ed inoltre consiglio di classe, consiglio d’istituto, consiglio scolastico provinciale, provveditorati e ministero con tutte le ramificazioni periferiche, ecc.) sono l’ente promotore di una buona scuola, del funzionamento stesso della scuola, della vita stessa della scuola. Nel nostro paese esistono lati positivi e lati negativi in questa struttura; d’altro canto in quasi tutti i paesi del nostro territorio si assiste allo stesso fenomeno. Una situazione ottimale non si trova da nessuna parte: esistono sì dei paesi dove la scuola funzione bene e degli altri dove la scuola non funziona tanto bene, ma fino a quando i risultati sono positivi tutto va bene. Già dalle pagine del giornale “Terzo Millennio” ebbi tempo addietro modo di denunziare la latitanza scolastica in alcuni istituti del nostro paese. Diecine di studenti, in particolare modo del ragioneria, marinavano la scuola e la loro massiccia presenza si notava sul porto, nel centro storico, in piazza (addirittura!) e sul lungomare San Marco. Anche il coraggioso Sergio Vessicchio, dalle pagine de “il Cittadino” riprendeva la mia denunzia ed i risultati incominciarono a vedersi. Un maggiore controllo da parte di dirigenti e docenti fece diminuire questo fenomeno che nella città di Treviso lo scorso anno è stato addirittura assegnato all’autorità di pubblica sicurezza. Cioè quando essi incontravano un gruppo di studenti per strada, naturalmente durante le ore di normale lezione’ chiedevano loro il perchè e quindi notificano sia alla scuola che alle rispettive famiglie il fenomeno. La dislocazione delle scuole di Agropoli in svariate zone, quasi tutte centrali, del paese, nel mentre assicura diciamo così, un pluralismo geografico, certamente non contribuisce al miglioramento ed alla modernizzazione della scuola. Da tenere conto che sia nelle ore di entrata, sia nelle ore di uscita, si crea un ostacolo alla circolazione non indifferente. Vedere ragazzi a centinaia che stazionano sul marciapiedi o in mezzo alla strada, oppure che, alla fine delle lezioni, fanno l’autostop per recarsi nei paesi viciniori, non sempre è uno spettacolo edificante. Quando piove, inoltre, si vengono a creare dei disagi sia per gli stessi che per gli altri utenti della strada. La CITTADELLA SCUOLA DEL CILENTO è stata, ed è, il sogno di un vecchio insegnate in pensione. Immaginate in Contrada Marrota in comune di Agropoli una cittadella scolastica. Una immensa struttura che ospita tutti i tipi di scuola: dall’asilo alle elementari, dalle medie al ginnasio, dal liceo classico allo scientifico, dal ragioneria al professionale, e perchè nò, un giorno non tanto lontano anche la cittadella universitaria del Cilento, sebbene con poche facoltà, in appoggio alla più grande consorella di Fisciano. In questa quasi ciclopica struttura, a fianco delle aule scolastiche tradizionali, potrebbero trovare posto le strutture collaterali: - un grosso centro incontri polivalente per cinema, teatro, manifestazioni, convegni, dibattiti, conferenze, mostre, - un ristorante self-service in grado di poter soddisfare le esigenze non solo del personale tutto della scuola, ma anche degli studenti che fanno il tempo prolungato o attività pomeridiane; - un bar inteso non come luogo di ricezione di macchinette mangiasoldi, ma come sito per la socializzazione e per incontri culturali ed anche...affettivi; - un centro sportivo adatto per tutte le esigenze: calcio, basket, pallavolo, tennis, ginnastica aerobica, artistica o correttiva, gare di vario genere sportivo ed inoltre una piscina cosiddetta olimpionica in grado di preparare gli atleti del domani; - un ampio parcheggio per le auto, per i motorini, per le biciclette, una stazione per gli autobus da e per i paesi del territorio; - un ufficio informazione non solo per gli studenti, ma anche per i genitori; - una biblioteca, anche informatica, ed un centro di lettura utilissimo per ricerche e tesine; - una discoteca, adeguatamente controllata, che dovrebbe funzionare tutti i fine settimana; - la possibilità di creare un polo di attrazione e scambi con scuole similari non solo dell’Italia e dell’Europa ma di tutto il mondo, per il miglioramento della lingua, delle conoscenze e dell’allargamento del concetto di europeizzazione; - uno sportello bancario in grado di soddisfare anche le esigenze dei giovani; - un piccolo ufficio postale, - un presidio di medicazione e di pronto soccorso urgente; - un piccolo presidio di polizia urbana, - una maggiore possibilità di una maggiore collaborazione scuola-famiglia-istituzioni. Penso proprio di avere gettato la classica pietra in uno stagno: spero che qualcuno leggerà questo progetto ( si badi bene non irrealizzabile!) alquanto arduo di un vecchio professore in pensione e che lo faccia suo e incominci a gettare le basi per una realizzazione futura. Non sono un architetto, nè tantomeno un progettista, nemmeno un politico nè tantomeno un amministratore, nemmeno uno che ha la bacchetta magica per realizzare i suoi sogni: come ho detto più innanzi sono un vecchio professore in pensione che ha amato e che ama ancora la scuola. Scuola intesa non come accumulo di nozioni, ma come fucina di vita, come creatrice di una gioventù forte, sia fisicamente che spiritualmente, in grado di potersi ben inserire nel mondo del lavoro, creare impresa, creare lavoro e ricchezza per se e per qualli che gravitano nella società nella quale egli vive. Agropoli è diventata una cittadina multietnica e multirazziale e non ci sarebbe nulla di strano inserire in questo progetto anche un centro di culto non solo per la religione cattolica, ma anche per quella ortodossa e per quella islamica e per tutte le altre che dovrebbero richiedere una tale opportunità. Quando insegnavo in Piemonte, in provincia di Torino, ho assistito a molti casi di razzismo in particolare modo verso i meridionali e gli immigrati in genere. Trovarmi in una scuola dove almeno la metà degli alunni veniva da famiglie immigrate, è stata per me una grossa opportunità di studio non solo dal punto di vista pedagogico, ma anche dal punto di vista umano, sociale, paterno. E quando il 20 giugno del 1982 ( esattamente venti anni fa) venne il Ministro della Pubblica Istruzione nella mia scuola e si congratulò per il mio operato, ne fui e ne sono tuttora, orgoglioso: orgoglioso di avere fatto il proprio dovere, di avere amato la scuola, di avere rispettato le istituzioni, di avere dato un fattivo contributo alla formazione dei giovani discenti, di avere lavorato sodo nel campo dell’orientamento scolastico, di avere dato l’animo per un lavoro che avevo scelto in piena coscienza, per dare alla scuola, forse, molte cose che dalla scuola non ho mai avuto. Questa è stata sempre la mia direttiva di lavoro e quando fui chiamato ad insegnare scienze dell’educazione agli ultimi corsi abilitanti, primi argomenti trattati furono la socializzazione, la programmazione, la verifica, l’orientamento, la dedizione, la pazienza, la tolleranza. In una scuola si studia, si apprende, si conosce, si sperimenta, ci si prepara alla vita da adulti; in una scuola organizzata tutto questo si fa, e meglio. La cittadella scuola del Cilento, ripeto, è il sogno di un vecchio insegnante in pensione. Ma di sogni nella mia vita di professore se ne sono avverati molti: vorrei tanto che anche questo si avverasse non tanto per quelli della mia generazione e quella dei loro figli, ma addirittura per i figli dei figli e per quelli che verranno, da ogni parte del mondo, di qualsiasi colore della pelle, di qualsiasi condizione sociale, di qualsiasi lingua, di qualsiasi credo religioso. Questo è il sogno di un vecchio insegnante in pensione...
Catello Nastro
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