Pubblicato il 02/05/2011 08:11:24
Freme il salice nel vento, le frondose chiome prostrate all’inclemente fola, nelle ore di un giorno senza viso, né nome.
Soltanto un volo inquieto di rondine sfida l’aria tempestosa audace e sola oltre il burrascoso turbine.
Remota la requie, preclusa ormai la pace della selva, soltanto il grigio fuso del mattino fosco, nello stormire di fronde confuso.
Sferza il vento la nobile chioma d’argento nel fluire del rivo antico ogni tassello del mosaico combacia nell’inquieta figura di luce ed ombra.
Nella girandola di giorni anonimi e amari s’accendono alla Memoria i volti tristemente muti, perdutamente cari.
Ed appare il passato dal volto di Medusa bruciante, ogni Ricordo una granitica pietra scagliata ad infranger le spente acque d’una quiete apparente, ogni Rimembranza la forza devastante della folgore l’abbaglio del lampo.
L’orizzonte livido di pioggia sempre più distante, nel canto in crescendo dell’inquietudine ali dispiegate ad altro cielo, ali anelanti al fugace scampo.
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