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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Obiettivo San Diego

Narrativa

Achille Elio Stanziano
Robin Edizioni

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 24/06/2008 14:38:00

Dopo l’11 settembre 2002, i servizi segreti di molti paesi sono in stato di massima all’erta: tutti spiano tutti e molti estremisti vorrebbero fare un altro attentato ancora più spettacolare ai danni del grande nemico, gli Stati Uniti.
In maniera del tutto casuale, e per vincere la noia di un lavoro monotono, un insospettabile ed innocente ingegnere napoletano inventa un piano per un colossale attentato, ma ha la sfortuna di raccontare il suo piano proprio ad un famigerato terrorista palestinese. Lo sfortunato ingegnere si troverà catapultato in una vita che credeva possibile solo nei romanzi o nelle pagine di cronaca nera, e verrà separato dalla sua famiglia e tenuto in ostaggio per preparare l’attentato. L’idea di fondo è molto semplice, far giungere nel porto di San Diego una nave merci imbottita di tritolo e con una sola esplosione devastare la città e distruggere una grande base della Marina.
Tutte le fasi della preparazione dell’attentato sono segretissime e la nave riesce a salpare con il suo pericoloso carico, e tutti i sofisticatissimi sistemi di intercettazione delle comunicazioni vengono aggirati. Il piano procede bene finchè l’ingegnere non riesce a dare l’allarme e a fuggire, la Cia, destinataria di una serie di email in cui viene avvertita del pericolo, ovviamente non considera minimamente la possibilità che possano essere vere, ma un ufficiale di marina spalleggiata da un fantascientifico laboratorio capisce la veridicità dell’allarme e mette in moto la gigantesca macchina da guerra americana per fermare la nave.

La storia è narrata in modo molto divertente ed incalzante, e vi prendono parte numerosi personaggi, ma spesso non è così evidente la divisione fra “buoni e cattivi”, ognuno ha i tratti per essere ascritto a ciascuna delle due categorie, e anche la psicologia dei terroristi viene sondata per portare in luce il fatto che per i palestinesi i terroristi sono gli israeliani e gli occidentali in genere, per gli israeliani lo sono i palestinesi, e per gli occidentali sono un po’ tutti terroristi. I personaggi principali sono ben costruiti e hanno un certo spessore psicologico, l’autore rende le algide spie del Mossad comunque degli esseri umani con mille dubbi e tentennamenti e i terroristi palestinesi hanno anche un lato molto umano e spesso soffrono con le loro vittime. Gli americani sono descritti, invece, come eccessivamente burocratici, e orientati solo a fare bella figura coi superiori, solo alcuni di essi sono intraprendenti e di fronte al pericolo riescono a reagire da esseri umani tralasciando i codici comportamentali e di gerarchia in cui sono ingabbiati. In ogni caso sono gli Stati Uniti a raccogliere le lodi e i meriti per aver sventato un attacco tanto pericoloso, soprattutto grazie alla loro supremazia tecnologica.

Il libro nel suo insieme è molto ben costruito, la storia funziona assai bene ed avvince il lettore per tutte le oltre seicento pagine, anche se a tratti ha l’aria di esagerare un po’, le esagerazioni in cui incorre sono quelle tipiche del genere e riescono a dare quei cambiamenti di ritmo giusti per far sì che la storia non sia semplice cronaca ma appunto un divertente romanzo. L’autore oltre ad essere un bravo narratore appare espertissimo conoscitore di armi, aerei e mezzi di spionaggio e le descrizioni che fa di certi apparati tecnologici rendono la narrazione estremamente realistica oltreché per certi versi istruttiva. Ideale per questa stagione: da leggere sotto l’ombrellone.

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