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Pubblicato il 25/07/2011 12:00:00

*

 

quanto era bello il mare azzurro d’estate il vento

fra i corridoi il bianco nelle case illuminate dal sole

poi ho visto le cose sformarsi e mettersi a soffrire

come se si fossero pentite della loro felicità

 

 

*

 

dalla finestra sentiva il rumore del vento

la vita nel ventre pulsava

i rami sul vetro come unghie

appuntite laceravano la luce

convocavano Dio per vedere

la carne quando è sola

 

 

*

 

non aveva vissuto abbastanza?

ora basta voleva morire nessuno

dovrebbe attendere tanto la morte

nessuno dovrebbe contare i minuti

fra fitte più fonde che strappano

alla vita decente che differenza

c’era fra lui e il letto se non

che lui sentiva il dolore?

 

 

*

 

diceva che la vita era bella se presa a piccole dosi

ogni giorno una piccola fiammella che stai lì a soffiare

può darsi che nemmeno Dio si accorga

che sei viva e ti risparmi la morte

 

 

*

 

sui rami spezzati

come dita

senza unghie

mi ero messa senz'armi

il vento malato

staccava foglie dal tronco

scorticava la ferita

 

mi ero messa in quel

preciso punto

in quell'accanimento

con le parole in bocca

senza saperne il senso

 

 

*

 

aveva una gamba che non ubbidiva più

una gamba malata, non lei, la gamba

sicché la sua anima era un’maratoneta

la sua anima scorrazzava ovunque

questo era il suo dolore, che l’anima

era finita per zoppicare anche a furia

di trascinarsi il corpo come un peso morto

 

 

 

[ Tratte dal libro La carne quando è sola (Self Editrice, Firenze, 2011) ]



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