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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Il tango dell’angelo perduto

Narrativa

Gianpaolo Borghini
La Riflessione – Davide Zedda Editore

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 18/07/2008 01:50:00

Durante la dittatura, in Argentina, molte persone sparivano, rapite dalla Polizia, per motivi politici, e nessuno sapeva più nulla di loro, la cronaca e, poi, la storia, hanno dato loro il nome di desaparecidos.
Di una “desaparecida”, Laura, è innamorato Alfonso; sebbene siano passati tanti anni, sia diventato medico e soprattutto si sia trasferito a vivere in Italia non riesce a scordare quel primo appuntamento con quella bellissima ragazza, ha negli occhi le immagini di loro fermi su una panchina a scambiarsi le prime effusioni, quando la polizia sopraggiunta di soppiatto porta via Laura.
Ma un giorno nell’ospedale in cui lavora Alfonso, viene ricoverata una ragazza apparentemente senza identità, ripescata da un fiume ed in coma, nessuno sa chi è, solo Alfonso riconosce in lei la sua Laura, ancora identica all’ultima volta che si sono visti.
Alfonso capisce di avere qualcosa in sospeso con lei, l’Argentina e il suo destino e solo ritornando nella sua città natale potrà sciogliere i nodi che incombono sulla sua vita.
A Buenos Aires, Alfonso, incontra il suo passato, in una forma molto più concreta di quanto si era immaginato, incontrerà addirittura il suo “doppio”: un altro sé stesso, dal carattere completamente opposto al suo estremamente mite. L’altro Alfonso è infatti la personificazione del male e della cattiveria, ma aiuterà l’Alfonso protagonista della vicenda a risolvere i conti lasciati in sospeso col passato.
Come si può intuire da questi accenni il romanzo trae spunto dalla realtà per proseguire in una zona in bilico tra la realtà e l’immaginazione, mischia fatti reali con esperienze immaginarie, quasi come la realtà fosse fatta dalla materia dei sogni e viceversa. Tutta questa costruzione ha dei tratti che portano alla mente l’Ultraismo e alcune pagine prettamente borgesiane, soprattutto i due Alfonso si muovono come se fossero sui due lati di uno specchio, scambiandosi alcune volte di posto. Una Buenos Aires caotica e per alcuni versi irriconoscibile al protagonista crea uno sfondo al racconto molto ben costruito; alcuni luoghi della città sono ancora come se li ricordava da giovane, altri sono cambiati nell’aspetto durante il passare del tempo ma in essi vi sono intrappolate le stesse presenze di molti anni addietro. I continui scambi tra luoghi ed epoche diverse, e le persone che sembrano ritornare dal passato, danno vita ad una sorta di labirinto di specchi magici che rendono l’immagine esatta della realtà o la deformano ricreando immagini di molti anni addietro.
Dopo un minimo di sbalordimento iniziale, per queste giustapposizioni di avvenimenti passati e presenti, il lettore viene affascinato dalla abile costruzione del romanzo, e ne viene avvinto. Le frasi lungo la narrazione sono semplici e ben costruite, e tutta la struttura del romanzo è ben fatta e, sebbene la storia sia resa un po’ complicata dagli scambi temporali e dal fatto di avere due protagonisti che sono la stessa persona, l’architettura generale è ben congegnata e la storia si dipana gradevolmente, senza strappi o incoerenze. L’ottimo lavoro di Borghini, se mi si permette un appunto, è un po’ offuscato dalla veste grafica e dalla “rifinitura” del libro, tralasciando l’immagine di copertina che potrebbe anche piacere, il carattere usato per la stampa, la sua dimensione, la misura di margini ed interlinee rendono un po’ difficoltosa la lettura; tant’è che avendo la vista un po’ debole ho tentennato un po’ prima di iniziare la lettura. Inoltre un piccolo lavoro di editing avrebbe potuto ripulire ulteriormente il testo eliminando gli errori di battitura ed evitato qualche ripetizione - presente qua e là - che dà un po’ il sapore del “copia ed incolla”.
Al di là di queste piccole pecche il libro è assai gradevole e la storia è veramente ben ideata e costruita, alla luce di questi fatti sorge spontaneo il pensiero che se qualche grande editore avesse la volontà di rischiare su scrittori poco noti (e che magari non vantano amicizie – dicasi Amicizie-) saremmo molto probabilmente di fronte ad un grande successo editoriale.

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