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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Il quaderno nero

Romanzo

Playground
Michel Tremblay

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 27/11/2015 12:00:00

 

Quanti si saranno sentiti ripetere dai propri genitori quella frase capace di minare una intera vita di certezze: non ce la farai mai, non è una cosa che puoi fare. Uniamo questa frase a quelle che, chi nasce “diverso”, riesce a collezionare numerose già durante i primi anni della sua esistenza. Frasi ancora più taglienti se si pensa che dalle stesse bocche dovrebbe giungere amore, approvazione e supporto. La protagonista di questo quaderno, autobiografico, nella finzione narrativa, se le sente piovere addosso, dalla madre alcolizzata, quasi ogni giorno. La ragazza decide comunque di fare di testa sua, come si suol dire, e accetta un lavoro per il quale, a detta della madre, non è tagliata. Ma c’è un’altra sfida, ben più ambiziosa, nella quale si impegnerà: per la natura stessa della sua diversità potrebbe apparire insormontabile, tuttavia sarà proprio questa sfida a trasformarsi nell’evento catartico che scardinerà il piccolo e nocivo sistema gravitazionale che imprigiona la protagonista fra legami familiari ed incombenze lavorative. Celine, la protagonista, si trova così ad oscillare, grazie al suo lavoro, tra gruppi di studenti d’arte, durante il giorno, e frotte di pittoreschi e vivaci travestiti, la notte, “diversi” per antonomasia. Celine si avvicina al primo dei due gruppi per una sorta di ambizione alla normalità, ma trova, nel secondo, una accettazione più ampia e un futuro nuovo.

Non mi addentro ulteriormente nella trama per non danneggiarla a scapito del lettore che si troverà immerso in un libro che si disvela piano piano, e nel quale un certo gusto per la sorpresa illumina le pagine e la bella trama. Ho parlato della diversità, ricordo come si può essere diversi per vari motivi, sia legati alla propria condizione, sia per delle scelte. Quel che conta è la condanna che inesorabile giunge dagli altri, col consueto corollario di dileggio e battute, sempre le solite, oltretutto: per parafrasare l’immortale Karenina direi che l’intolleranza (e gli ignoranti) si assomigliano fra loro, ma ogni diverso è diverso a modo suo.

Un quaderno molto bello e stimolante che, sicuramente, non può mancare nella biblioteca del lettore più attento.

L’autore, Michel Tremblay, nato a Montreal, dove anche questo romanzo è ambientato, è molto noto in patria per la sua intensa attività di romanziere e di drammaturgo. malgrado la sua notorietà credo che questo sia il suo primo romanzo tradotto in Italiano. Un grazie particolare quindi all’editore che mi ha permesso di conoscere e leggere questo autore.

 


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