L’autrice qui intervistata è Anna Maria Voltan, seconda classificata al Premio letterario “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie”, V edizione 2019, nella Sezione B (Racconto breve) con “Geremia”.
Ciao Anna Maria, come ti presenteresti a chi non ti conosce?
Con un sorriso e una stretta di mano.
Sei tra i vincitori del Premio “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie”, perché hai partecipato? Che valore hanno per te i premi letterari? Che ruolo hanno nella comunità culturale e artistica italiana?
È la seconda volta che partecipo a un premio letterario. Sono stata spinta dalla curiosità di mettermi alla prova, in un mio raro momento di coraggio. Tra le centinaia di concorsi letterari che affollano la rete ne ho scelti due, tra cui “Il Giardino di Babuk – Proust en Italie”, che garantissero serietà e trasparenza.
I premi letterari hanno a mio avviso un grande valore: possono accompagnare i lettori alla scoperta di nuovi autori ed essere occasione di confronto e visibilità per gli scrittori emergenti; ma bisogna informarsi con attenzione prima di partecipare: moltissimi concorsi ‘puzzano’ di truffa per rubare sogni. Quelli che vengono organizzati e portati avanti con reale passione e serietà, come il vostro, sono pochissimi e svolgono per questo un ruolo importante: resistete!
Quali sono gli autori e i testi sui quali ti sei formato e ti formi, che hanno influenzato e influenzano la tua scrittura?
Leggo tanto, da sempre: dai grandi classici agli autori contemporanei americani, senza dimenticare: Calvino, Romain Gary, Alice Munro, Paula Fox, Antonio Tabucchi, Anna Maria Ortese, Julian Barnes, Margaret Atwood…; mi diverte sempre da matti leggere e rileggere i testi esilaranti di Woody Allen, di David Foster Wallace. Sono interessata anche ad autori non molto conosciuti come Sam Lipsyte o esordienti: ho appena terminato il piacevolissimo romanzo di un giovane autore norvegese, Johan Harstad.
Secondo te quale utilità e quale ruolo ha lo scrittore nella società attuale?
La scrittura come ogni forma d’arte è sempre uno specchio della società. Il ruolo dello scrittore è quello di raccontarla, magari analizzandola secondo un inedito punto di vista.
Come hai iniziato a scrivere e perché? Ci tratteggi la tua storia di scrittrice, breve o lunga che sia? Gli incontri importanti, le tue eventuali pubblicazioni.
Ho sempre preferito essere una buona lettrice piuttosto che una scrittrice mediocre, così per tanto tempo ho cercato di frenare la mia tentazione di scrivere. Poi, in un momento della mia vita un po’ complicato, ci sono cascata anch’io. All’inizio scrivevo racconti, solo per me: era liberatorio (e meno costoso della psicoanalisi), ma non ho mai fatto leggere un mio racconto. Con la partecipazione al vostro concorso è caduto anche questo ultimo tabù.
Come avviene per te il processo creativo?
Per lavoro mi è capitato di scrivere alcuni saggi, volumi sull’architettura, sulla fotografia, sull’incisione: c’è una grande preparazione, un progetto minuzioso e preciso a monte. Per i racconti è completamente diverso: nascono di getto da una qualche esigenza e se sei veloce abbastanza con la penna o con la tastiera, a volte è davvero come se il tuo inconscio scrivesse per te. Solo in un secondo momento è necessario rileggere e limare.
Quali sono gli obiettivi che ti prefiggi con la tua scrittura?
Cerco di essere pulita, sobria, di utilizzare le parole giuste; le parole sono importanti, vanno rispettate, come le regole grammaticali. Rispetto e regole, due cose importanti: nei libri come nella vita.
Secondo il tuo punto di vista, o anche secondo quello di altri, che cos’ha di caratteristico la tua scrittura, rispetto a quella dei tuoi contemporanei?
Non ne ho idea
Si dice che ogni scrittore abbia le sue “ossessioni”, temi intorno ai quali scriverà per tutta la vita, quali sono le tue? Nel corso degli anni hai notato una evoluzione nella tua scrittura?
Credo che di fatto ognuno scriva della sua vita, delle sue preoccupazioni, delle sue angosce: quella per la morte è la mia banalissima ossessione.
Finché si è vivi, più si legge, più si impara, più si migliora. Anche imparare a leggersi dentro, aiuta.
Hai partecipato al Premio Babuk nella sezione Racconto breve, scrivi anche in versi? Se no, pensi che proverai?
Non ci ho mai pensato. Mai dire mai…
Quanto della tua terra di origine vive nella tua scrittura?
Napoli è impossibile non portarsela addosso, non sentirla dentro. In tutto quello che faccio c’è odore di salsedine o di tufo, di panni stesi al sole, di caffè, di zolfo.
Un amico un giorno mi disse: “solo questo siamo: figli di un mare sempre nuovo e di un vulcano mai domo”. Mi piace moltissimo questa definizione ed è vera; ho cambiato case, lavori, città, ma sono sempre, prima di tutto, napoletana.
Qual è il rapporto tra immaginazione e realtà? Lo scrittore si trova a cavallo di due mondi?
La vita è a cavallo tra questi due mondi, guai se non fosse così… E la scrittura non può che seguire la vita.
Chi sono i tuoi lettori? Che rapporto hai con loro?
Non ho mai avuto lettori, ma regalo sempre i libri che mi hanno emozionato, quelli che ho fatto ‘miei’ alle persone che amo. E devo alcune scoperte letterarie a persone a me care. Pennac scrisse: “Quel che abbiamo letto di più bello lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara. Ed è a una persona cara che subito ne parleremo. Perché la peculiarità del sentimento, come del desiderio di leggere è il fatto del preferire. Amare vuol dire, in ultima analisi, far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo. E queste preferenze condivise popolano l’invisibile cittadella della nostra libertà. Noi siamo abitati da libri e da amici”. Non saprei scriverlo meglio.
“Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso”. Che cosa pensi di questa frase di Marcel Proust, tratta da “Il tempo ritrovato”?
Credo che tendiamo sempre a scrivere di qualcosa che conosciamo e che tendiamo ad apprezzare, nella lettura, qualcosa che ri-conosciamo e dunque che la lettura e la scrittura in ultima analisi finiscano per identificarsi.
Quali sono gli indicatori che utilizzi nel valutare, se così ci è permesso dire, un testo? Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche di una buona scrittura? Hai mai fatto interventi critici, hai scritto recensioni di opere di altri autori?
Apprezzo, oltre alle idee interessanti, la pulizia, la sobrietà, il rispetto delle parole, del loro suono e del loro significato. Se un testo mi piace cerco di condividerlo scrivendone subito una recensione (di solito utilizzo pseudonimi), perché voglio che altri lo leggano, lo apprezzino e che lo scrittore si senta gratificato. La bellezza va diffusa, incoraggiata!
In relazione alla tua scrittura, qual è la critica più bella che hai ricevuto?
Non so se vale, ma quando leggo a voce alta i miei racconti, il cane scodinzola…
C’è una critica “negativa” che ti ha spronato a fare meglio, a modificare qualcosa nella tua scrittura al fine di “migliorare”?
La critica che mi muovo io stessa è quella di essere un po’ pesante. Mi manca quella leggerezza, quell’ironia che riconosco, amo e invidio in molti scrittori di talento.
A cosa stai lavorando? C’è qualche tua pubblicazione in arrivo?
Beh…avete letto un mio racconto e avete deciso di premiarlo, vi ringrazio, ne sono molto felice e onorata; e ho appena saputo di essere tra i finalisti anche del secondo concorso a cui ho partecipato. Questi risultati mi hanno portato ad avere maggiore fiducia in me stessa. Sto rileggendo e correggendo alcuni racconti che ho scritto negli anni e magari, chissà… (eventualmente è ‘colpa’ vostra)
Quali altre passioni coltivi, oltre la scrittura?
Ambientalista dalla nascita, sono volontaria per Retake, un’associazione di cittadini volontari impegnata nella riqualificazione e valorizzazione delle aree urbane degradate. Compiamo azioni concrete a supporto del decoro urbano per risvegliare una coscienza collettiva capace di ri-appropriarsi delle proprie città (il mio impegno è diviso tra Roma e Napoli) ed è una cosa in cui credo molto. è più che mai necessario prendersi cura del bene comune, riportare la bellezza alla gente, nelle strade, nelle scuole, in ogni angolo di periferia e non darla mai per scontata. Non so se definirla una passione, ma ormai il retake-pensiero ha modificato in meglio il mio stile di vita.
Hai qualcosa da dire agli autori che pubblicano i loro testi su LaRecherche.it? Che cosa pensi, più in generale, della libera scrittura in rete e dell’editoria elettronica?
Quello che ho letto finora mi è piaciuto; la rivista è interessante e la grafica elegante.
Sono favorevole ad ogni forma di editoria seria, ad ogni valida maniera di promuovere i libri.
Vuoi aggiungere qualcosa? C’è una domanda che non ti hanno mai posto e alla quale vorresti invece dare una risposta?
No, grazie: “a volte la cosa peggiore che può capitare alle domande è la risposta” (R. Gary)
Grazie.