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Castelli di carte

di Lara Puce
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Pubblicato il 07/01/2018 20:42:40

-Hai programmato le vacanze?

Smettila, abbiamo appena fatto l'amore!

-No, non credo andrò da qualche parte.

-Io sono stato in Grecia. Bellissima. Ma solo per cinque giorni.

Fa' silenzio. Fa' silenzio! Preferisco non sapere nulla; preferisco ignorare la mia voglia sempre costante di conoscere tutto di te. Non voglio sapere della tua normalità, delle tue giornate di lavoro, della tua fidanzata. Siamo stati solo noi per quest'ora scarsa ed è valsa per mesi e mesi di lontananza… e tu mi chiedi delle mie vacanze. No, non va bene.

-E in agosto avrai altre ferie?

-Si, ma non so dove andrò. Forse casa.

Ecco, dopo questo scambio così formale, silenzio per fortuna. Lo preferisco all'ipocrisia di tornare a parlare di stupida routine dove le nostre vite dovrebbero essere estranee. Poi tu mi hai guardato così e le parole sono diventate superflue e inutili. I discorsi fatti sono cascati come uno stupido castello di carte che, entrambi lo sapevamo, era posato su scarse fondamenta.

Si, ecco… meglio il silenzio.

-Su questa strada così buia le luci delle pale eoliche possono essere scambiate per ufo.

Ci risiamo… non mi importa nulla! Riesco solo a pensare e ripensare a come eri tre quarti d'ora fa… dolce e imbarazzato… e io credevo fosse una finta, e invece no; lo eri per davvero. La difficoltà di guardarmi negli occhi, il sorriso appena accennato… era tutto reale, lo so.

Non voglio sapere nulla delle tue stupide vacanze, delle luci rosse sulle pale eoliche e del tuo modo di guidare così maledettamente controllato.

-Già, sarebbe pane per i denti di un fanatico.

Forse anch'io dovrei fare silenzio… oh, accidenti a te e alla tua maledetta gentilezza e cortesia! Ora se sto zitta sembrerà che non mi importi nulla di te..

-Quest'anno compi quarant'anni, vero?

-Già…

-Salti l'ostacolo.

Sorrido. Non sembra affatto un quarantenne. D'altronde, ci tiene davvero tanto alla sua forma.

Per un attimo ci guardiamo e sorride anche li. Si ritorna ad essere quelli di un'ora prima; quelli per cui non esiste né imbarazzo né tensione… Poi, silenzio.

Lo volevo, no? Ecco qui, ed è meglio non dire nulla. Meglio non esporsi. È così che lui fa.

Dio quanto mi fa infuriare questa cosa! Con me stessa e con lui.

Un'ora fa gli domandavo, accomodata tra le sue braccia, chi avesse deciso cosa è giusto e cosa è sbagliato. “Ecco, mi fai battere il cuore tu...”. Questa la sua risposta.

Quasi una dichiarazione direi…

ok, ok… meglio il silenzio.

-Eh… non mi sembra vero…

Nulla più. Non una parola. Non si commenta, non si ride né si deviano i pensieri. No, ognuno è chiuso nei propri, senza nemmeno nascondersi. Ognuno parla di sé nel mutismo di quegli ultimi minuti insieme.

Mi domando cosa vorrei che dicesse.

Ho la risposta: nulla.

Perché tanto non cambierebbe la situazione. Io sarei ancora io, ancorata alle mie decisioni e lui sarebbe sempre lui, troppo attento alle esigenze di chi gli sta intorno.

Allora restiamo così, in quel silenzio ipocrita di un castello di carte caduto dove l'unica certezza è una coppia d'assi che ancora si ostina a resistere all'inevitabile forza di gravità.

-Allora buonanotte.

-Buonanotte.


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