Dietro una piccola porticina nel cortile di una casa a Como.
La casa dove sono nato.
E un pò di tempo che se chiudo gli occhi rivedo tutto,
mi vedo guardare dal basso alla finestra dove si affacciava mamma per chiamarmi.
Rivedo il ballatoio a fianco, all' uscita delle scale, con in fondo l' appartamento della signora Anna, che poi girava e continuava fino all' appartamento della signora Verga.
Il signor e la signora verga..
Ricordo le palle di fogli di giornale inzuppati e strizzati bene messi ad asciugare in fila sul ballatoio, poi ci faceva casette alpine e paesaggi in cartapesta.
Al piano di mezzo c'era la signora Silvana, metteva una bancarella di mercato al sabato lungo le mura, un' occasione in più per un giro tra i balocchi.
Al pianterreno i signori Bedetti e il loro negozio che dava sulla strada, più che un negozio era un magazzino, vendevano scaldabagni e caldaie a gas, e li montavano, ma anche legna e carbone.
Lui aveva un vecchio falcone della Guzzi, (vecchio oggi, allora era rosso fiammante col volano esterno cromato e lucido.)
Qualche volta mi portava a fare un giro.
Ricordo anche un giro in bicicletta col signor Verga, si usavano quei sellini che si attaccavano al manubrio e restavi con le gambe penzoloni davanti.
Ricordo che ci ho infilato un piede nei raggi e sono finito all' ospedale
Ricordo però più la pena del Signor Verga che il dolore.
Poi c' era il cortile, in pavè grande, con una tettoia per le biciclette e la moto del Bedetti. Auto allora ce n' erano poche, si poteva girare con la biciclettina per tutta Como e perfino nel lago quando arrivava in piazza.
E in fondo al cortile la porticina, di legno quasi nero, sempre chiusa a chiave, e dietro la porta questo giardino, di proprietà di una vecchia signora che è l' unica che non ricordo.
Mamma a volte andava a chiedere la chiave per poter passare qualche ora pomeridiana in quel giardino.
All'interno c' era una vasca rotonda, in granito, tipo fontana ma senz' acqua così che le piante la stavano ricoprendo.
Tutt' intorno un vialetto di ghiaia dove si poteva girare in bicicletta.
C'era anche qualche palma, a como si usavano per il clima mite del lago, e tanti fiori colorati con farfalle e calabroni che ci volavano sopra.
La luce arrivava dall' alto, tra i rami, perchè era chiuso da tutti i lati dalle mura delle case.
C' erano pure due tartarughe, penso vecchissime, sempre nascoste ma se eri fortunato potevi vederle, e altri animali, pettirossi, vermi corazzati che si appallottolavano, bastava alzare un sasso e uscivano i millepiedi spaventati.
C' era pure un nanetto in gesso colorato che spiava i giochi!
E chissà forse qualche elfo.. ma non si facevano vedere.
Non ricordo nemmeno il muro di fondo, coperto da un' enorme foresta di piante da esplorare giorno per giorno armati di arco e frecce che faceva papà coi rami.
Passavo ore veloci in quel giardino, si stava bene, sul tardi poi mamma andava a preparare la cena e finchè veniva a prendermi restavo solo col mio archetto.
Son passato dalla strada recentemente e il portone d' accesso al cortile, che non ricordo sia mai stato chiuso, era chiuso a chiave, motorizzato, coi citofoni moderni e neanche un nome conosciuto.
Il negozio dei Bedetti non c'è più.
Sbirciando dalle fessure si vede ancora il pavè ma nessuna porticina sul fondo, solo una serranda basculante in lamiera, forse il magico giardino era poco più grande di un garage.
Ma mi piace continuare a pensare che era come lo ricordo.
Ho incrociato anche il mio Don dell' oratorio, Don Alessandro, ora Monsignore, coi capelli bianchi e i libri sottobraccio camminava spedito, aveva i soliti occhi che sorridono, tanto che si sono formate rughe agli angoli,
L' ho guardato passare, certo non si sarebbe ricordato di me.
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