Pubblicato il 01/05/2021 10:14:42
ANIMA
Per una professina non sarebbe meglio Turoldo? Eh, no! Sarà una futura suora ma è anche una studentessa in lettere e deve scegliere un argomento per la tesi di laurea che la coinvolga completamente. A lei piace la poesia ma le corone la intimidiscono e certi autori non suscitano il suo interesse. Invece il mondo di Antonia è venuto a interpellarla. Forse è quella semplicità profonda. Forse è la vicenda familiare. Forse è il mistero della morte che l’accompagna. Onorina non sa. Eppure sente che deve andare alla scoperta di Antonia. La vede bambina dentro la trincea del Montello accanto al padre che vuol parlarle dei suoi soldati, mentre lei ha voglia dell’invadente sole e di raccogliere le more da una siepe. Un padre coercitivo. Che la catechizza e la reprime. Che la rende fragile. Che alla fine, chissà perché, manipola i suoi scritti, li cancella, li sceglie, li modifica. Forse vuol nascondere qualcosa. Ma non c’è nulla da nascondere. O forse vuol conferire alle poesie una veste più elegante, secondo i propri gusti. Ma tradisce lo spirito della figlia. Lei è lei. E’ ciò che scrive. Onorina lo sa. Di Antonia l’attraggono quei rossori. Quella timidezza che la rende goffa nel portamento. E quell’ espressione sconfinata d’amore, quella spinta interiore che non s’arresta. Antonia, che il Lunedì dell’Angelo ritorna dalla passeggiata solitaria e si sente impacciata davanti al gruppo di bambini venuti ad osservarla, Antonia, che non trova le parole per quelle animette di passeri e si percepisce inadeguata, è Onorina. Anche Onorina ama camminare lungo il torrente fragoroso che scioglie il silenzio. Anche Onorina, guardando le distese verdi della pianura, immagina di vedere il mare. Il lago di Dio, il grande -lago del cor-, non si è prosciugato: stilla. La natura evoca gli abissi. L’anima di una poetessa rivela Onorina a se stessa. Onorina, ancora professina, non parlerà di Turoldo nella sua tesi ma di Antonia. Cioè di se stessa.
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