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Stendino

di Vincent Darlovsky
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Pubblicato il 08/12/2022 07:20:52

Era un pomeriggio di domenica e io ero sobrio e annoiato.

A pranzo non avevo avuto la possibilità di bere vino. Il medico me lo aveva sconsigliato perché in settimana avevo fatto gli esami del sangue e i valori delle transaminasi erano risultati superiori alla media. Mia moglie, perciò, durante il pranzo, mi aveva tampinato. E irritato.

Avevo bisogno di staccare per un po’. Allora mi sono messo sul divano in una posizione tale che Corinna non avesse la possibilità di vedere il display del telefonino e ho digitato l'URL della “bacheca degli incontri”. Ho selezionato la città dove vivo e ho cominciato a scorrere le foto degli annunci mentre mi toccavo con la mano che avevo messo nella tasca della tuta che indossavo. Mi sono piaciute le immagini di una “orientale amante del fetish". Una mora con i capelli a caschetto e la pelle che, sulle foto, sembrava abbronzata.

Ho detto a mia moglie che sarei andato a fare un giro in macchina fino al parco. Lì avrei fatto una camminata per digerire.

Per fortuna non si è associata perché mi ha detto doveva fare due lavaggi in lavatrice. Ho messo le scarpe e sono uscito. Con la macchina ho fatto un tragitto di 300 metri e ho accostato. Ho digitato il numero di telefono che avevo salvato sul registro delle chiamate del cellulare e mi ha risposto una donna che non parlava bene in italiano. Si faceva comunque capire. Mi ha dato le indicazioni al telefono e sono entrato in un appartamento al piano terra di un palazzo che si trova di fronte al parco dove spesso porto mio figlio di 5 anni a giocare. 

Ho suonato al campanello. Ha aperto la porta una cinese di un metro e mezzo.

Non era grassa né magra. Indossava una maglia da notte che le arrivava al ginocchio. Aveva le pantofole e sembrava che non avesse il seno.

Mi sono reso conto che le foto dell’annuncio erano false. Anche se era il primo pomeriggio e fuori c’era il Sole, nell'alloggio c'era poca luce perché le tapparelle erano abbassate quasi del tutto. Dal disimpegno dell'ingresso la tipa mi ha preso per mano e mi ha portato in una stanza. Nonostante l’illuminazione in camera fosse scarsa, ho notato il pallore del suo viso.

Dalla cucina, la cui porta era semichiusa, sentivo voci di donne che parlavano, credo, in cinese. Ho dato 30 euro alla tizia e le ho chiesto dove si trovasse il bagno facendo il mimo di uno che aveva la necessità di fare pipì. Mi ha indicato dove andare. Sono entrato e ho chiuso la porta a chiave. Ho preso della carta igienica e l’ho avvolta sulla mano. Mi sono piazzato davanti al tazzone come per pisciare e mi sono masturbato. Poi ho buttato tutto nel water e ho scaricato. Sono uscito dal bagno e sono tornato in camera. L'asiatica si era spogliata e mi stava aspettando seduta sul letto. Quando mi sono avvicinato, le ho fatto capire che si doveva sdraiare. Ho tolto i vestiti e mi sono steso anch’io…

 

Nel momento in cui lei ha dato il via alle procedure di pulizia con le salviettine, ho constatato con piacere che l’esperimento di masturbarmi prima di andare a letto con una prostituta aveva funzionato. Ero riuscito a non avere l’orgasmo durante i preliminari.

Quando ci siamo rivestiti, l’ho baciata sulla guancia mentre si stava risistemando la vestaglia. Ha rimesso le pantofole e mi ha accompagnato alla porta. Le donne in cucina continuavano a parlare in una lingua che a me era sconosciuta.

Sono uscito sulla strada e, prima di mettermi in macchina, sono andato al bar e ho comprato una bottiglietta d'acqua. Sono salito in auto, ho fatto dei gargarismi e ho sputato l'acqua sull'asfalto, poi ho chiuso lo sportello e ho messo in moto.

Sono tornato a casa e mi sono rimesso sul divano.

-Dove sei stato?- mi ha chiesto Corinna.

-Diciamo-

-Diciamo che?!-

-Diciamo che mi sono rilassato-

-Come?- mi ha detto guardandomi con compassione.

-Socializzando-

-Ma non sei andato a camminare?

-Per così dire.

-Ma come parli?- ha cominciato ad alzare il tono della voce.

-magari.

-Hai bevuto al bar?

-Acqua minerale, sai.

-Smettila di fare il cretino e aiutami a prendere i panni dalla lavatrice.

Ho preso la vaschetta di plastica e l’ho posizionata sotto l’oblò, l’ho riempita di panni e l’ho portata sul balcone a Corinna che aveva aperto lo stendino e attendeva fissandomi. L’ho guardata negli occhi anche io per qualche secondo e ho fatto la smorfia di volermela slinguare. Ha distolto lo sguardo, ha scosso la testa e ha borbottato qualcosa.

Aveva addosso il pigiama, che le stava largo e sbracato, i calzini di spugna e le pantofole. I capelli, molti dei quali apparivano bianchi all’altezza della ricrescita, erano raccolti dietro ma qualcuno era spezzato e si notava contro luce che sparava [...].


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