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L’altrove

di Teresa Cassani
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Pubblicato il 21/01/2024 11:37:50

L’ALTROVE

-A volte sembra che il prete le scriva per me le omelie. Ieri sera diceva che ci lamentiamo sempre senza pensare a tutto quello che gli altri fanno per noi.
Nadia voleva essere conciliante con questa velata autocritica e si voltò a guardare il marito che, impalato in cucina, la tazza in mano, pensava al latte ancora freddo da riscaldare un’altra volta: le omelie del prete non lo interessavano proprio, stava considerando piuttosto la maledetta stitichezza e i dolori addominali.
Nadia colse lo sguardo nel vuoto e si rincantucciò subito nel divano, dopo aver afferrato lo smartphone.
Il solito. Come si faceva a sentirsi in sintonia con Mauro? I suoi discorsi avevano per oggetto le bollette, il cibo, la spesa, i parenti. La salute. E gli aneddoti raccontati rimandavano invariabilmente ai genitori, ai fratelli, agli zii, ai nonni defunti. Pochi i riferimenti ad altre realtà.
La preoccupazione di Mauro era non crearsi preoccupazioni. Perciò l’obiettivo primario consisteva nel risolvere i bisogni primari: il resto doveva essere tralasciato perché avrebbe costituito ingombro, problema.
Un viaggio voleva dire spese a vuoto, disagi alimentari, ritmi fisiologici scombussolati. In definitiva, era meglio stare a casa dove si poteva godere di ogni confort.
Invitare amici significava trovarsi invasi da bambini che strillavano, danneggiavano il divano e la moquette. Inoltre, c’era l’impegno della conversazione per non dire della preparazione pranzo o cena. Perciò era meglio non invitare nessuno, dato che anche gli altri, in questo, non si sbracciavano limitandosi forse a qualche tiepido proposito di ricambiare secondo tempi da destinarsi.
Con Mauro si perdeva la voglia di concepire pensieri nuovi.
Nadia era il tipo di donna che voleva compiacere il marito desiderando protezione e sostegno ma, a volte, la mancanza di mordente nei discorsi, l’assenza di progetti, ingeneravano in lei bisogni insopprimibili.
Così quando, per un caso del tutto fortuito, Nadia venne a sapere del libro di Vincent e lesse di lui nel profilo facebook, decise di conoscerlo. E di scrivergli.
Aveva trovato seducente quella storia amarissima, ben scritta, che raccontava le vite di provincia inquiete nel profondo e fintamente serene fuori.
Vincent, dopo il successo editoriale, si era aperto ai social, confessando di essere stato un bambino insufficiente, a casa come a scuola, che aveva fallito le aspettative della madre, un bambino perennemente insoddisfatto e annoiato, perso nel suo mondo ma consapevole del suo stato. E la consapevolezza, motivo di grande sofferenza, lo aveva indotto a sviluppare una totale sfiducia in sé stesso curata poi con terapia psicanalitica.
Nadia aveva provato trasporto per la storia privata di Vincent.
Così, un po’ per sfida a sé stessa, un po’ per curiosità, gli si era messa attorno inviandogli qualche messaggio via etere.
Lui aveva risposto con altrettanta curiosità ed era venuta fuori una comunicazione serrata e sistematica della quale Mauro era assolutamente ignaro.
Per prima cosa aveva comunicato a Vincent di essersi identificata con la madre del protagonista che giudicava sé stessa inadeguata e insofferente. Anche Nadia si giudicava inadeguata e insofferente e, a ben pensarci, aveva sposato Mauro perché aveva la meravigliosa qualità di non esprimere critiche su di lei. Però il ménage quotidiano con Mauro era un train de vie senza sussulti.
Vincent era movimento, irrequietezza, esplosione di idee. E bisogno profondissimo di affetti.

Mentre Mauro versava per la seconda volta il latte nella tazza, Nadia controllò messenger. Vincent mandava la foto di una bottega d’artista il cui proprietario esibiva cimeli del passato senza avere alcuna intenzione di venderli.
-C’è da riflettere sul legame affettivo di questa persona, sul suo attaccamento ai ricordi, sul suo disprezzo per la mentalità materialista.
Nadia osservò con attenzione l’ambiente, i pezzi d’antiquariato e la figura dell’uomo, ripreso di profilo, con i suoi abiti dimessi addosso.
A Mauro avrebbe dato una gran tristezza.
Vincent, invece, lo proponeva come esempio.
Che strano. C’era una qualche coincidenza tra ciò che diceva il prete e il pensiero di Vincent che si dichiarava ateo.
Nadia avrebbe voluto parlare a Mauro della sua considerazione per Vincent ma il fatto che avesse usato sostanze stupefacenti in gioventù, come il viso scavato e sciupato adesso rivelava, e come lo stesso aveva pubblicamente dichiarato, avrebbe provocato in Mauro una totale avversione, oltre a una serie di sospetti che era opportuno evitare.

Dopo la colazione, Mauro accese il pc per collegarsi con Internet Banking e vedere i movimenti del tasso d’interesse. Era domenica e i problemi all’agenzia potevano essere ignorati.
Nadia, invece, decise che nel pomeriggio sarebbe andata a curiosare intorno alla bottega polverosa dell’antiquario per capire meglio che cosa affascinasse Vincent.



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