Cos'è successo alla mia faccia?
Dove c'era un sorriso
ora c'è una crepa
e al posto del broncio
appare un carapace.
E alle facce di tutti?
L'orologiaio
divora le farine
nelle clessidre
facendone poltiglia
aggruma i ceci
rapprende uova
per finire nel cesto
degli avanzi.
Bisogna arrendersi
trangugiare bocconi amari
citare a vanvera
sostare negli interstizi.
Il tempo crepa il viso
del mio vicino
per cui pure il mio
dev'essere sbavato
sfocato in lenti strabiche,
il mio viso è un visto
per l'uscita.
Tu, sempre con te parlo.
Da quanto non mi amavi?
Da quando le mie guance
si svuotavano giacendo
nelle notti insonni.
Da quando il mio peso
gravido sfiancava le ginocchia,
o da prima,
forse volevi un seno florido,
forse una bocca cicala,
un ovale nitido,
accenti di rosa sulla pelle
dei gomiti.
Non pena nel giudizio,
solo dire dio, dio mio,
quanta miseria.
Se non ho il dono di amare
non possiedo alcun dono.
Se non bagno con cura
le mie tenere foglie,
se non soffio con leggerezza
sulla piuma del tuo cuore
se non piango al tuo passare
come posso dire di amare?
Amare è grande più di un
catino privato.
E' una folla di pensieri
senza mente.
Pensare in modo vascolare.
Essere inermi.
Essere privi.
Essere abbandonati
e felici.
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