Pubblicato il 07/05/2022 10:59:40
Tra la siepe e le mura c'era una volta un pezzo di terreno incolto un piccolo bosco nascosto dimenticato dall'asfalto e dai rumori quasi non si vedeva l' ingresso nella siepe ma in un punto le foglie cedevano, e si aprivano e dentro gli alberi erano così folti che potevi dimenticare il cielo e farne uno nuovo ogni giorno. Entrarci era sogno perchè c'era il sogno in quei giorni dentro potevi essere dimenticato o dimenticarti diventare un pirata o un indiano costruire capanne di liane di sambuco base di partenza per esplorazioni e caccia di tesori. E gli alberi ti riconoscevano e ti coprivano complici chiamavano a raccolta gli uccelli più esotici per un canto indimenticabile solo la voce che sapeva il tuo nome dimenticato poteva chiamarti allo scurire della luce. C'è oggi lungo le mura una panchina in bellavista sull' asfalto dove si siedono con me indiani e indianine, pirati e principesse a seconda del sogno del giorno perchè lì c'è ancora il sogno. L'albero che gli fa ombra mi conosce e chiama a raccolta gli uccelli più esotici e puoi ancora dimenticarti ascoltandoli. E' sempre lo scurire della luce a chiamare che non ho orologio ma solo lo scurire della luce i passanti non sanno il mio nome.
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