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Il pappagallo verde

Narrativa

Principessa Bibesco (Biografia)
Sellerio Editore

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 20/12/2008 16:53:00

Una ricca coppia russa vive a Biarritz, in dorato esilio, praticamente cacciati dalla famiglia per evitare uno scandalo, infatti i due sono cugini germani, quindi consanguinei. La loro vita nella villa sulla costa francese è completamente scandita e dominata dal lutto per la perdita del figlio primogenito e le figlie nate dopo di lui, nel vano tentativo della madre di dare alla luce un altro figlio maschio, per sostituire l’adorato Sacha, sono viste un po’ come delle scocciatrici, inutili parti che hanno rubato spazio e tempo allo scomparso figlio e hanno impedito all’anima di questi di reincarnarsi in un altro bimbo. La sorella di poco più giovane dello scomparso Sacha è anche la voce narrante del libro, ed è lei ad amare un pappagallo verde, in sostituzione di tutto l’amore che mai ha ricevuto e che mai più darà a nessun altro. Lentamente ma inesorabilmente la protagonista scopre come l’amore incestuoso tra fratello e sorella è una linea rossa che lega i membri della famiglia nel corso dei secoli, ed anche lei era destinata ad amare il defunto Sacha. Ma il destino è più caparbio e forte della malattia e della morte, e l’amore tra fratelli riesce a sopravvivere - sebbene un fratello sia scomparso - attraverso una trasposizione tra la narratrice e la sua sorella più giovane, di lei ritratto speculare e vivente, e un fratello bastardo. La linea rossa della passione incestuosa riesce a seguire il suo percorso, facendo una sorta di gioco a rimpiattino tra fratelli, e a continuare, solida così come era scaturita dagli antenati-amanti che avevano scelto a suggello del loro amore di chiamarsi Astarte e Aferidone.
In una storia così intrisa di morte e di passioni fatali, il finale, dolcemente ottocentesco, porta finalmente la pace alla protagonista che trova il modo di amare qualcuno che rappresenta la vita, dicendo così addio al pappagallo verde.
L’autrice crea questa storia dedicandola ad un fratello morto da piccolo, Georges, al cui ricordo il libro è dedicato, e nel creare la vicenda attinge a piene mani dalla sua vita reale ricamando con fantasia su di un tessuto quasi autobiografico, scrivendo il libro che ritiene il più importante - nel suo variegato mondo di scrittrice - proprio perché affida al futuro i ricordi della sua famiglia e della sua infanzia.
Il libro è scritto con evidente garbo ed eleganza tipicamente femminili, sebbene a tratti affiori una mano più maschile, in quanto non cade mai nella leziosaggine e nella maniera che più marcavano la narrazione delle autrici contemporanee di Marthe Bibesco; il libro sebbene evidentemente ottocentesco, riesce a non apparire datato grazie alla forte struttura della trama che disvela forti passioni, porta la protagonista faccia a faccia con la morte in più occasioni, ma senza farla uscire da situazioni sì forti con svenimenti o fughe, ma anzi ricevendone una forza notevole; ad esempio la ferrea decisione di amare il pappagallo verde, ovviamente in contrasto con famiglia, episodio che può essere letto come la ribellione di una donna agli usi dell’epoca, che prende il proprio destino fra le sue mani. La principessa Bibesco, con la protagonista di questo romanzo, traccia la strada alla creazione di molti personaggi femminili “di svolta” che sono venuti dopo.
Una menzione particolare alla cura e all’amore delle traduttrici e curatrici Marinelli e Signorini che hanno ricostruito le pagine del libro dal francese all’italiano con una perizia tale da far sembrare di leggere l’opera originale.

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