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Ad occhi chiusi

Romanzo

Gianrico Carofiglio
Sellerio editore Palermo

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 14/08/2009 01:44:00

Agosto, tempo di vacanze e, ça-va-sans-dire, tempo di feuilleton, e quale miglior argomento per il feuilleton agostano, se non delitti, indagini e omertà familiare, e soprattutto, tema assai attuale e scottante, il principale indiziato è il figlio di un personaggio assai in vista. L’armamentario del giallo all’italiana viene sapientemente dispiegato dal dottor Carofiglio, di professione magistrato, e quindi fine conoscitore dei meccanismi processuali, che nel libro vengono raccontati anche con un pizzico di voyeurismo, con tanto di risvolti tecnici o dei rapporti fra giudici ed avvocati. Il protagonista della vicenda è un bonario quanto caparbio avvocato che si accolla un caso apparentemente disperato, in cui la controparte è il figlio di un illustre personaggio al quale qualsiasi avvocato che tiene minimamente alla carriera non vorrebbe mai mettere i bastoni fra le proverbiali ruote. Ma il nostro avvocato Guerrieri – nome-omen – si butta a capofitto nella vicenda, umana, soprattutto, e non “caso”, di quello che ormai si chiama “stalking” ma che l’inossidabile – fortunatamente – lingua italiana conosce come persecuzione. Complice, per modo di dire, dell’avvocato una strana suora in borghese che pratica – provvidenzialmente, per la vicenda – le arti marziali. Il caso è reso ancor più complesso dal fatto che l’assistita del Guerrieri ha un passato di cure psichiatriche, e quindi per la legge poco credibile, ma tutto si sblocca quando l’avversario del Guerrieri, nonché persecutore della vittima… e qui mi fermo, non posso svelare il finale, altrimenti guasterei il piacere ai prossimi lettori. Alternate alle sommarie indagini del Guerrieri, un racconto di violenze domestiche che danno il passo e il peso alla vicenda e la vita privata dell’avvocato con la sua strana convivenza con l’amata. Dal modo in cui è tinteggiata la vita dell’avvocato, protagonista della vicenda, sembra un pacioso uomo, dedito alle sue abitudini, che teme di invecchiare, ma che tuttavia si sente rassicurato dall’età e dalla posizione raggiunte.
Non mi dilungherò sull’autore vista la sua ormai solida fama di romanziere e sulle vendite dei suoi scritti, e sulla trama del libro, che è un ineccepibile esempio di giallo nostrano, di quelli da cui poi si ricava un bel telefilm, il delitto non è tutto sommato la chiave della vicenda, lo è l’ambiente e la mentalità in cui esso matura. La trama si basa sul voler andare controcorrente dell’avvocato, nel non aver pregiudizi, verso una persona che da larga parte della società sarebbe già stata condannata, e la contrapposizione dei due protagonisti crea i due poli dal quale parte il voler aiutare le vittime di violenze domestiche: o ci sei passato o hai la mente tanto libera da arrivarci.
Il libro è assai gradevole, scorre come un ottimo technicolor, con qualche sfumatura pastello qua e la per dare quei momenti di nostalgia che rendono un giallo più a dimensione umana; scritto in modo estremamente semplice sia nei passaggi che nella tessitura dei dialoghi e delle situazioni, può essere un simpatico compagno sotto l’ombrellone, con l’avvocato Guerrieri andremo in tribunale, a far compere, impareremo come funziona un processo e altre cosette simpatiche. Con la lettura ci faremo un amaro sorriso con la suora alle prese con situazioni alla Bud Spencer e resteremo con un grande “Oh” sulle labbra con la sorpresa finale. Insomma, un bel romanzo d’appendice, che diverte e tiene compagnia, in un buon italiano, per un paio d’ore e casomai qualcuno si affezionasse alle imprese dell’avvocato Guerrieri, vi sono altri due romanzi che lo vedono protagonista, e con il presente raccolti in un unico volume dal – criptico? – titolo de “I casi dell’avvocato Guerrieri”. Un bel libro per l’estate, sincero ed onesto, e che non tralascia di offrire qualche spunto di meditazione. Buon ferragosto!

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