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Racconto di primavera

Romanzo

Leonardo Bonetti
Marietti

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 22/03/2011 12:00:00

Un corposo romanzo che copre gli avvenimenti accaduti la settimana santa, si apre infatti con la Messa della domenica delle Palme e termina il giorno di Pasqua. In questo lasso di tempo l’autore costruisce interi mondi, e colloca la narrazione su vari livelli, rendendo i vari piani narrativi perfettamente intersecati, creando una sorta di sinfonia di voci e luoghi che fa emanare dalle pagine del romanzo una sorta di vapore silvestre (direbbe Anna de Noailles) in cui sono condensati gli aliti delle persone, le loro storie e la natura in cui sono immersi. Parlare della trama del romanzo sarebbe riduttivo, sarebbe scegliere alcune linee che compongono questo riuscito intarsio facendo credere che si tratti di una storia di amore finita male, oppure di una ribellione che cova negli animi, oppure semplicemente il riscoprire la natura in una cittadina degli Appennini, tale Arcevia, ma non sarebbe, tutto ciò, parlare del romanzo. Per parlarne bisognerebbe mettere a nudo i cuori e gli animi di tutti i protagonisti, sarebbe il raccontare la vita di ogni albero che ombreggia le strade che i protagonisti calpestano nel loro andirivieni, sarebbe contare i palpiti che fa il cuore di un bimbo nel grembo materno o i battiti di ala di un falco che si issa sull’orizzonte. Perché Racconto di primavera è tutto ciò, narrato col cuore, prima che con la mente, direttamente al cuore del lettore.

L’autore di questo romanzo, che ha già all’attivo il Racconto d’inverno, ben conosce l’arte di raccontare, tenendo avvinto il lettore lungo le quasi trecentocinquanta pagine di fatti eclatanti o di cose appena sussurrate, di grandi gioie e di tragedie private ma incommensurabili. In queste pagine, trova posto il bisogno di crearsi una famiglia, e, più in generale, di trovare la propria collocazione, sia essa un nucleo familiare, oppure un’idea politica, da vivere, inseguire o da usare come scudo contro quel che della società pare storto. Accanto a fatti presi dalla vita reale troviamo tratti quasi fiabeschi, sin dalle prime pagine, in cui coraggiosamente l’incipit è occupato da un soave dialogo tra alberi, che avrà pieno significato con le parti finali del romanzo, e questa aura fiabesca continuerà ad illanguidire la narrazione, velandone alcune asperità, e creando un legame magico, quasi mistico, fra personaggi e natura. Sorge spontaneo alla mente il parallelo con Mahler e la sua sinfonia n.1, “Blumine”, in cui ad un inizio etereo e quasi fiabesco fanno seguito tutte le coloriture che, prendendo in prestito quelle della natura, descrivono moti del cuore tutti umani, dipingendo l’essere umano nelle sue varie trasformazioni, legate sì alla natura ma rappresentative delle varie ere dell’uomo.

Le vicende sono narrate dalla voce del protagonista, il quale vive le vicende e le filtra attraverso il suo animo di orfano in cerca di un nido, e di attento spettatore della natura e degli animi umani. La narrazione in prima persona fa sì che alcune parti che potrebbero apparire prolisse siano in realtà un attento esame dell’animo umano, e rispecchino abbastanza fedelmente i tentennamenti e le circonvoluzioni di pensieri riscontrabili in chiunque. Il linguaggio è semplice ed immediato, raramente sconfina in un eccesso di colloquialità, ed alcune delicate venature dialettali lo rendono ancor più partecipato e reale; non mancano le divagazioni filosofiche e politiche che completano il quadro di sensazioni capaci di evocare in pieno il periodo e l’ambiente messo sotto la lente d’ingrandimento da Bonetti. Infatti grazie ad alcuni passaggi, che incernierano le storie dei protagonisti alla Storia più propriamente detta, il romanzo assume un carattere direi sociale, di attenta analisi su come alcuni movimenti sono sorti proprio dalle persone più umili e dislocate un po’ in ogni dove, contrariamente ad alcune teorie che vogliono le scuole di pensiero politiche ancorate quasi esclusivamente alla realtà delle grandi città dove anche traggono i loro adepti.

La grande quantità di elementi chiamati a costituire il romanzo, legati ad una sottile linea più intimista rendono questo Racconto di primavera una ottima lettura, soprattutto per chi ama leggere dello scorrere delle vite sullo sfondo della storia. Il giustapporsi di elementi onirici ad una più serrata analisi del reale danno una coloritura di ampio respiro al romanzo, ponendolo al livello dei più noti connazionali che occupano maggiormente le vetrine dei librai.

Ringraziando Bonetti per la piacevole lettura, i lettori attendono già il Racconto d’estate.

 

 


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