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La coscienza: aspetti neuroscientifici

Argomento: Scienza

di guido brunetti
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Pubblicato il 01/10/2021 12:34:32

Guido Brunetti

La coscienza: aspetti neuroscientifici

 

Il termine coscienza copre un ampio spettro di significati. Indica anzitutto la capacità di percepire, sentire e di essere coscienti di eventi. Comprende la vigilanza, la reattività all'ambiente, la coscienza morale, l'autocoscienza e la dimensione spirituale.

Ci sono diversi stati di coscienza: gli stati patologici presenti in molte patologie e gli stati di coma; gli stati di coscienza modificati da droghe, alcol, medicine, erbe e piante; gli stati di coscienza neurofisiologici nella fase dalla veglia e al sonno; gli stati di ipnosi clinica e gli stati meditativi.

 

 Su queste ultime categorie si occupa un interessante libro di Maria Paola Brugnoli e Giorgia Salatiello, che s'intiltola "La coscienza negli stati introspettivi e meditativi" (Gabrielli Editori, 2021). Il volume  mostra come la coscienza subisca profonde modificazioni nelle esperienze meditative e introspettive, con la possibilità di acquisire una visione più chiara delle proprie capacità e di aprire il pensiero ad una maggiore consapevolezza interiore.

L'introspezione infatti è alla base della comprensione della coscienza. Poiché non è possibile sperimentare gli stati coscienti di un individuo, occorre fare affidamento sul comportamento "osservabile" del soggetto, allo scopo di individuare gli stati coscienti. Attraverso le esperienze soggettive, introspettive, personali, noi possiamo capire l'esperienza cosciente.

L'ipnosi, l'introspezione e le tecniche meditative, come ad esempio la pratica di "Mindfulness",  modificano le esperienze coscienti, liberano cariche emotive, riducono gli stati di ansia e di depressione e accrescono il livello di autocoscienza.

 

L'esperienza cosciente- ha scritto Chalmers- è quanto di più "familiare" ci sia al mondo, ma allo stesso tempo di più "misterioso".

Infatti, diversi secoli di ricerca non hanno condotto finora alla comprensione su cosa  siano effettivamente la mente e la coscienza.

Il problema principale è come gli stati mentali emergano da sistemi neurali. Come cioè la coscienza possa scaturire dal cervello. Allo stato, non abbiamo alcuna risposta definitiva. Il rapporto mente-coscienza-cervello rimane ancora un grande  e affascinante mistero. Sono temi che rappresentano l'ultima terra sconosciuta rimasta da scoprire.   

 

Sono questioni sfuggenti. La coscienza è un fenomeno attraente, ma elusivo. E' impossibile specificare cos'è, cosa fa o perché si è evoluta. "Non è stato scritto nulla- precisa Sutherland- che valga la pena di essere letto".

"Nessuno- aggiunge J. Fodor- ha la benché minima idea di cosa sia la coscienza o a cosa serva o come faccia ciò che fa". Non siamo in grado di capire come qualcosa di materiale potrebbe essere consapevole. E' un grande enigma.

 

L'aspetto più complesso della coscienza è, secondo Crick e Koch, il cosiddetto "hard problem" dei "qualia", come ad esempio la rossezza del rosso, la dolorosità del dolore o la verdezza del verde. Nessuno è riuscito a trovare una spiegazione plausibile di come l'esperienza soggettiva della rossezza del rosso possa nascere dall'attività del cervello.

 

Poichè non è possibile sperimentare stati coscienti di un soggetto, occorre fare affidamento sul comportamento "osservabile del medesimo, per individuare gli stati soggettivi. Attraverso le esperienze personali, introspettive, noi possiamo spiegare e capire l'esperienza cosciente.

Al riguardo, dobbiamo precisare che gran parte dei nostri comportamenti, compresi i processi emotivi, affettivi e motivazionali, avviene sul piano dell'inconscio, al di fuori della coscienza.

 

Invero, mentre alcuni autori sostengono che non è possibile conoscere la mente e la coscienza, altri studiosi ritengono che un giorno sarà invece possibile comprendere gli stati mentali, i quali possono quindi essere sottoposti a indagine scientifica.

Un'analisi scientifica della mente e della coscienza deve rispondere, per Edelman, a questi interrogativi: come fanno i neuroni a dare origine a pensieri, sensazioni ed emozioni? Come è possibile che una realtà meteriale, il cervello, sia capace di tradurre gli stati di coscienza? Secondo autorevoli neuroscienziati, i due domini sono tanto "dissimili" da non essere conciliabili.

 

Punto di partenza è l'ipotesi che la coscienza sia stata progettata dalla selezione naturale. Occorre allora cercare i "correlati neurali" (NCC) della coscienza con la speranza di chiarire il problema dei "qualia", ossia degli stati soggettivi dell'esperienza cosciente. I correlati neurali della coscienza sono l'insieme di eventi neurali che creano un oggetto conscio.

Secondo la "teoria della selezione dei gruppi neurali" (TSGN) elaborata da Gerald M. Edelman, tutti i meccanismi cerebrali sono emersi nel corso dell'evoluzione dell'Homo sapiens. In virtù dell'evoluzione e dell'azione dell'ambiente, ogni cervello è "unico". Neanche due gemelli monozigoti hanno lo stesso cervello.

 

All'incirca 250 milioni di anni fa, nel sistema talamocorticale comparvero nuovi schemi di connessione reciproca. L'evoluzione dei circuiti cerebrali e delle interazioni ha consentito l'acquisizione di capacità semantiche e del linguaggio, dando così origine alla coscienza.

La coscienza, secondo queste teorie, sarebbe un processo formato da una enorme varietà di "qualia". La coscienza non è  quindi un oggetto, ma un processo, che è necessariamente "privato".

 

Tante ipotesi, tante teorie. Oggi, non è possibile dimostrare che cosa sono gli stati mentali e quelli di coscienza. Le ipotesi e le teorie ci aiutano tuttavia ad approfondire "il fascino e il mistero del cervello e della mente" parole che fanno da titolo al mio nuovo libro.

 

                                                  


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