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Il telaio magico

Argomento: Filosofia/Scienza

di guido brunetti
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Pubblicato il 23/11/2022 12:07:06

Guido Brunetti

   Il telaio magico

 

  Una profondità insondabile, il grande "profundum" di sant'Agostino. Per millenni, filosofi, teologi e scienziati hanno studiato l'enigma del cervello, della mente e della coscienza, tre parole che nascondono ancora abissi di ignoranza.

   Oggi, le nuove neuroscienze sono alla ricerca di comprendere la struttura e il funzionamento del cervello e di individuare le basi neurobiologiche dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, attraverso le teorie disponibili, come l'evoluzione neodarwiniana, le moderne tecniche di "brain imaging" e la pratica clinica.

 

   Come mostra l'ottimo e godibile libro di Giulio Maira, neuroscienziato di fama mondiale, "Il telaio magico" (Solferino, 2022), ogni giorno si susseguono nuove conoscenze e nuove scoperte, le quali sono destinate a sconvolgere non soltanto i metodi di diagnosi e cura in medicina e psichiatria, ma anche le nostre millenarie concezioni, a partire dai sistemi filosofici. Siamo in grado di vedere e analizzare il cervello mentre svolge in tempo reale le sue complesse e prodigiose attività.

 

 Le gradevoli pagine del nuovo volume di Maira presentano uno stile empatico e luminoso e rappresentano un prezioso contributo al progresso delle neuroscienze.  

  E’ un viaggio alla scoperta dei misteri e delle incantevoli qualità di quel "telaio magico" che ci rende unici e diversi da tutti gli altri esseri viventi. Un cervello che con i suoi cento miliardi di neuroni è considerato dai neuroscienziati la struttura più complessa e meravigliosa del creato conosciuto.

 

  L'opera racconta la dimensione del bello, della bellezza e della felicità, ma anche i sentimenti, le emozioni, il sonno e i sogni, l'intelligenza, la coscienza e l'arte. E' stata proprio l'arte, per Vasari, "espressione della grandezza di Dio", ad aver compreso la vastità e lo straordinario dono del cervello. "Il cervello è più grande del cielo- canta Emily Dickinson- poiché tutto il mondo in qualche modo è contenuto anche nel cervello". Come avviene questo prodigio? Sono le avvincenti e brillanti pagine del "Telaio magico" di Giulio Maira a fornirci gli strumenti neuroscientifici ed emozionali per entrare nel mistero e nel fascino del cervello e della mente. 

 

  L'arte, il bello, la bellezza, la musica sono elementi essenziali nell' innescare il rilascio di sostanze chiamate molecole della felicità, come ossitocina- ormone dell'amore; serotonina- ormone del buonumore-; dopamina, il mediatore del piacere, forse il neurotrasmettitore più importante nella ricerca della felicità. Queste sostanze provocano sensazioni di gioia, piacere e gratificazione e ci coinvolgono profondamente.

   La sindrome di Stendhal è un esempio di questo coinvolgimento, di come una forte emozione scatenata da un quadro possa provocare vertigini, allucinazioni o svenimento.

   Questi processi sono poi favoriti anche dai "neuroni specchio", particolari neuroni che si attivano davanti alle emozioni altrui e ci permettono di immedesimarci davanti a una rappresentazione gioiosa o triste. 

 

 Il funzionamento della mente è molto complesso, ma in ciò- precisa l' autore- sta "la parte più  affascinante del mistero della vita". Lo studio del pensiero umano è insieme "avventura, scoperta, emozione". Consta, il cervello umano, come abbiamo detto, di cento miliardi di neuroni, quasi quanto tutte le stelle della Via Lattea e capaci di realizzare milioni di miliardi di connessioni neurali. La fantastica complessità delle connessioni sinaptiche appare un'armonia prestabilita dall'evoluzione e tale da generare l'imprevedibile e il non codificabile, creando mille e mille sfumature sempre diverse.

 

 Indagare il cervello e la mente è un fenomeno che ci stupisce continuamente, svelandoci con un ritmo che procede sempre in crescendo i suoi immensi, straordinari misteri. 

  La mente forse è il più grande miracolo del creato.

 

  La piacevole e coinvolgente lettura del libro di Giulio Maira mostra che 

il concetto e l’evoluzione del cervello e della mente hanno una lunga storia. Si assume che la parte più antica e primitiva del cervello risalga a circa 500 milioni di anni fa. L’origine del concetto di anima (mente) appartiene alla notte dei tempi: inizia con i testi omerici, l’orfismo e soprattutto con la filosofia greca di Socrate, Platone e Aristotele e gli stoici, prosegue con il cristianesimo per giungere fino al Novecento, quando il cervello, la mente e la coscienza passano nella sfera di competenza delle nuove neuroscienze.

 

 Per secoli, i due termini hanno indicato l’esistenza nell’uomo di due proprietà: una corporea e un’altra incorporea (dualismo classico), chiamata tradizionalmente anima, spirito, soffio, psiche, mente, ragione. Il cristianesimo, compie una suddivisione ancora più esplicita e l’iperuranio di Platone diviene il luogo dell’anima, quando si separa dal corpo. Sant’Agostino sostiene la dicotomia tra anima e corpo e introduce nella civiltà occidentale e nel cristianesimo il concetto di anima immortale concepita come interiorità, come “sostanza dotata di ragione con il ruolo di reggere il corpo”.

 

 Una visione nuova del rapporto tra anima e corpo viene proposta da Cartesio, il quale teorizza il dualismo interazionista, l’esistenza cioè di due sostanze ontologicamente diverse, la res extensa e la res cogitans, il corpo inteso come materia e l’anima come sostanza inestesa. Il dualismo moderno e contemporaneo, con Nagel, Eccles e Popper, ribadisce la distinzione tra le proprietà mentali e quelle fisiche o neurali, ritenendo che esse siano caratterizzate da un processo d’interazione.

 

  Contro queste impostazioni si pone il monismo, il quale, partendo da Democrito per giungere sino ai neuroscienziati di oggi, sostiene che cervello e mente sono la stessa cosa. Alla mente viene negata ogni realtà. Essa è “un’espressione del cervello”, una “scatola nera” (Skinner) di cui non si può sapere nulla. Questa concezione è sostenuta in particolare dal comportamentismo (o behaviorismo), un indirizzo di ricerca che domina la scena del pensiero psicologico negli Stati Uniti, dove prende origine nel 1915, e che ammette come soli dati conoscitivi i comportamenti direttamente osservabili, quantificabili e dunque controllabili dei soggetti, escludendo ogni ricorso all’introspezione, alla coscienza e alla mente.

 Il comportamento, per Watson, è la risposta o la reazione (R) di un organismo ad uno stimolo (S).

 

 Il comportamentismo termina verso la fine degli anni ’50, quando inizia a prevalere una corrente di pensiero chiamata scienza cognitiva, aprendo un nuovo, fecondo orizzonte nello studio del cervello. La ricerca sul cervello e la mente diventa una disciplina autonoma dai settori che l’avevano in precedenza incorporato, come la metafisica, la filosofia, l’etica, la teologia.

 

 A partire dagli anni ’70 del Novecento, emerge un vasto e complesso campo di ricerca: nascono le moderne neuroscienze, un insieme di discipline che hanno per oggetto lo studio del sistema nervoso e della comprensione del modo in cui il cervello possa dare luogo alla mente. Il settore è progredito, come concorda Gazzaniga, in “modo spettacolare” attraverso una enorme quantità di dati provenienti dalla sperimentazione animale e dall’indagine clinica.

 

 Il problema mente-corpo o mente-cervello (Mind-body-Problem) definito “il problema dei problemi” (Vizioli) viene esaminato- come spiega Maira- per mezzo di un ampio ventaglio di metodi, quali le tecniche di neuroimaging o brain imaging, le registrazioni elettrofisiologiche negli animali, le registrazioni dell’EEG e della MEG nell’uomo, le tecniche di stimolazione cerebrale, la stimolazione transcranica e l’esame delle sindromi dovute a lesioni cerebrali.

 

 A scoprire la natura unitaria dei neuroni è stato Santiago Ramon y Cajal, definito il padre delle moderne neuroscienze, con la sua “dottrina del neurone”, ossia che il sistema nervoso è costituito da singole cellule. Successivamente, Charles Sherrington indaga il comportamento unitario del neurone, coniando il termine sinapsi per descrivere la giunzione di due neuroni.

 

 Finora sono stati realizzati notevoli progressi scientifici, come il completamento del progetto genoma, le nuove conoscenze in materia di biologia molecolare, la comprensione dei meccanismi della trasmissione sinaptica, gli importanti sviluppi nella comprensione dei processi del cervello, la natura cognitiva dell’essere umano, la coscienza, le emozioni, le basi neurobiologiche del comportamento.

 

 Nelle neuroscienze moderne, si afferma il materialismo o fisicalismo neuro scientifico dell’identità tra mente e cervello, tra stati mentali e stati fisici. Si sostiene che ogni evento della mente è “identico” a un evento del cervello.   La mente cade sotto il metodo scientifico, sperimentale, spiegata con leggi fisiche e dunque avrà una descrizione e una spiegazione fisica. Essa diventa un evento fisico. E’la riduzione empirica della mente al cervello. Siamo convinti- scrivono F.Crick e C. Koch- che il problema della coscienza sia “risolvibile” a lungo andare soltanto con “spiegazioni a livello neurale”. Il pensiero, per questi neuroscienziati, è “causato” dai neuroni. Le attività dei neuroni “sono processi mentali”.

 

 Noi sosteniamo- d’accordo con i neuroscienziati Giulio Maira e John Eccles - una concezione trascendente dell’essere umano e dell’anima. La teoria riduzionistica della mente, della coscienza e quindi dell’essere umano “ridotto” a entità fisico-chimica, a struttura fisiologica, pertanto, è insoddisfacente e presenta notevoli limiti.

 Oltretutto, è una teoria scientificamente indimostrabile.

   

   L’uomo è una persona con i suoi vissuti, la sua interiorità, il suo io, la sua essenza, le sue gioie e i suoi dolori. Egli ha un valore intrinseco ontologico e dunque etico. Non è “puro corpo”, è un soggetto che ha “una mente, uno spirito, una coscienza, un’anima (Wittgenstein).

 

   E’ una concezione che va oltre il monismo materialista, che riduce la persona a cervello, per approdare a una visione unitaria e sostanziale di corpo e anima spirituale.

 La strada da percorrere è lunga, ma ricca di feconde prospettive.   Nonostante i sorprendenti sviluppi delle neuroscienze, siamo ancora lontani dalla comprensione della “magia”- scrive Giulio Maira- del funzionamento cervello, della mente e della coscienza, entità che rimangono ancora un grande enigma.

 

 Concludendo, la mente umana è- come sostiene Maira- sconfinata dichiarazione d'amore verso Colui che ci ha creato.

   E' la più grande creazione di Dio, un "ponte" tra Dio e l'umanità.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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