Salvatore Violante
- 21/12/2018 15:26:00
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Tutto vero quanto raccontato dalla redazione di La Recherche. La poesia ed il poeta annaspano fino a completamente affogare a partire dagli anni sessanta del secolo scorso. E, la colpa, come sempre, è facile farla ricadere sulla società dei consumi o mercantile che dir si voglia. Mi chiedo: non è forse vero che un prodotto possa essere invendibile per disaffezione del gusto legato a questa società senza che il suo autore ne sia coinvolto? Ed allora? Perchè il poeta genera disgusto? Siamo davvero convinti che la colpa sia dei lettori? Il poeta non è, da sempre, riuscito a mantenersi coi proventi della sua poesia. E tuttavia la sua figura era pari a quella di un dio. Ed allora? Sarebbe molto interessante approfondire quanto successo, caso per caso, nelle officine (sic) poetiche dellultimo mezzo secolo scorso, a partire dalla poesia ingaggiata per costruire lepopea di un proletariato in una lingua incomprensibile non solo dai metalmeccanici ormai già fuori dalla storia, fino ai vari sperimentalismi che, di nuovo, hanno portato solo nuova arkadia. Il lettore contemporaneo ne è rimasto schifato, (come dargli torto?)da poeti che per mezzo secolo non hanno preso sul serio nè se stessi nè la poesia nè il lettore. Le cose sono sempre più semplici di quelle che si vuole far credere. La poesia è morta come ogni manifestazione artistica che propone "merde dartista". Questultime vengono vendute perchè si enfatizza il loro valore in valore monetario in quegli ambienti che, deputati allarte, fingendo di occuparsene, mirano a realizzare il massimo profitto a costo zero. In fondo, il consumatore contemporaneo è un uomo semplice.
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