Cristiana Fischer
- 05/11/2012 18:21:00
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Dopo la lettura quello che mi resta sono due piani, due ampi spazi orizzontali, il primo quello degli uffici, il secondo, sopra, un altro piano orizzontale, di infinite terrazze, scalate. Il primo è chiuso e si percorre a piedi, il secondo è aperto e si percorre con lo sguardo. Il colore blu non muore mai di sotto, ma si intuisce che vive anche sopra. Poche righe di testo, un film, piano sequenza sotto, campo lungo sopra. Il protagonista è quasi anonimo tra altri sotto (quasi un ragno nella tana), è solo a figura intera sopra. Non ho potuto leggerla senza averla fissata nella immaginazione.
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Fiammetta Lucattini
- 05/11/2012 09:01:00
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Se è autobiografica, caro Pietro, hai raggiunto livelli notevolissimi, con una chiusa degna di Cechov. Se si rivolge al mediocre mondo degli uffici, quelli del cosiddetto posto sicuro, possiede una carica ironica che bacia il triste quotidiano. Complimenti!
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Loredana Savelli
- 03/11/2012 15:07:00
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Grande classe in questa prosa poetica che non smentisce la tua lucidità, la tua saggezza, e, mi permetto, il raggiunto equilibrio. Ciao Pietro.
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