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Commenti al testo di Maria Grazia Cabras
Tutto si torceva (inedito)
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una che si dilunga troppo
- 05/11/2010 08:49:00
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ermetica ma essenziale, mi piace.
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Maria Grazia Cabras
- 11/02/2010 17:00:00
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Caro Roberto, gentili amiche e amici, vi ringrazio di cuore per le parole davvero molto generose. Un saluto commosso.
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Maria Grazia Cabras
- 11/02/2010 16:53:00
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Gentile Pietro Menditto, La ringrazio molto dellattenzione e tento di rispondere alla Sua domanda. Penso che il dolore possa assumare infinite forme, infiniti volti. Avanza in maniera diseguale, "a macchia", tra zone di luce e dombra. Ti acceca, ti lascia, poi ti fa sprofondare nel suo buio.
Un saluto cordiale, Maria Grazia Cabras
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Daniele Santoro
- 10/02/2010 17:21:00
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Una piccola gemma, senz’altro, resa per mezzo di una accorta eufonia; alludo a quanto già Franca Alaimo ha evidenziato a proposito del “fitto tessuto sonoro di allitterazioni”. Aggiungo, tuttavia, che il gioco sonoro risulta tanto più riuscito perché tramato per combinazione binaria; intendo dire che le parole allitteranti si corrispondono per coppia all’interno dello stesso verso (v. verso I, II, III e IV, quest’ultimo, inoltre, in rima con l’isolato “astratto”). Si noti poi l’asperità che emerge dai grafemi /fr/ e la bella rima interna infranto/affranto che bene traduce (e al contempo accentua) quel “tutto si torceva” del verso incipitale; bella anche la rima interna del V verso il cui nascosto effetto sonoro è abilmente affidato alla “i” che traspare dal parossitono macìgno e dal proparossitono insostenìbile. Insomma, complimenti all’autrice. Daniele Santoro
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Franca Alaimo
- 09/02/2010 15:23:00
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Lo stato interiore della sofferenza è reso assai bene in questa poesia della Cabras dal suo fitto tessuto sonoro di allitterazioni e rime. Un breve, intenso grido, in cui la poeta cerca la sovrapponibiltà di significante e significato. Leffetto è raggiunto: il lettore potrebbe esattamente quantificare il peso del proprio macigno personale.
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Antonio De Marchi-Gherini
- 09/02/2010 00:56:00
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Poesia densa nella sua brevità. Quattro pennellate per delineare e dipingere, sia pure a tinte fosche, un paesaggio dellanima di apparente calma e immutabilità. Fa giustizia di ogni superfluo per mirare a conseguire una misura essenziale, esistenziale, prima ancora che espressiva.
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Mariella Bettarini
- 08/02/2010 17:27:00
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Grazie, Maria Grazia cara, per questa tua dolorosa, intensa, poetica, necessaria "sintesi". Un abbraccio e un augurio da Mariella
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Pietro Menditto
- 08/02/2010 11:47:00
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La poesia è molto bella, solo, se non le dispiace, vorrei che mi chiarisse meglio lespressione "disunità del dolore" che non riesco a cogliere appieno. Grazie.
P.S. (Sono anchio del 54).
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Loredana Savelli
- 08/02/2010 11:38:00
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Non servono molte altre parole per racchiudere la categoria della sofferenza e le infinite varietà. E, in più, la sintesi che è intuizione universale.
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