Cristina Bizzarri
- 26/07/2013 15:58:00
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Grazie Nando, come sempre attento e profondo. La tua riflessione ne fa nascere una anche in me, anzi due: una sulla morale, e laltra sulla religiosità. Ecco, io credo che la religione cosiddetta tradizionale (le religioni veramente, perché ce ne sono tante)offra delle formule, dei riti per così dire preconfezionati - dalla tradizione, dai dogmi che via via sono stati costruiti in una determinata civiltà, dallumano bisogno di rientrare in una comunità che raccolga i fedeli e dia un senso di protezione, partecipazione, condivisione. (Ma è davvero così? Io non credo, almeno fin qui ...) Al contrario, la religiosità è secondo me ben altra cosa, senza per questo voler negare valore istituzionale e/o spirituale (come percorso che viene indicato, consigliato, per migliorarsi) alle religioni istituzionalizzate appartenenti alle varie tradizioni dei popoli. La religiosità credo che sia, invece, la tensione dellessere umano verso un assoluto, una Verità, un Essere o Realtà che spieghi questo "tutto" che ci abbraccia. Che poi noi vogliamo chiamarla Dio, Scienza, Nulla o Tutto: credo che a Lei/Lui non gliene importi nulla. Anche dire Padre è secondo me riconoscere che cè unorigine, un principio fondante, o perlomeno un Senso più grande che non sia il nostro breve ma importante (per noi!) passaggio su questa terra. In una società matriarcale si sarebbe detto, forse, Madre. Ma che importa? Credo che importi invece, eccome, lunico "comandamento" che i grandi uomini ci hanno lasciato, che è quello dellamore. Ma, anche qui, non sono daccordo, perché non lo si può dire comandamento, in quanto lamore lo si ha, oppure lo si fa crescere, lo si sperimenta, lo si incontra, lo si soffre, lo si trova, lo si alimenta ecc. - in sé. Ma non si può certo comandarlo! Sarebbe stupido e illogico pensare che uno ama perché gli viene comandato. Quanto poi alla morale, perché dici che in una religione tradizionale essa è individuale, contrapponendola ad altri tipi di religiosità? La morale è sempre una scelta individuale,e, stando appunto a tutti i grandi insegnamenti, lunica vera morale è quella dellamore. Non ce ne sono altre, non ci sono dogmi, rituali o altro che possano dirci cosa fare, se non la nostra coscienza e il nostro personale livello di consapevolezza. La bontà, la giustizia, la rettitudine, sono degli "universali" che non hanno nulla a che fare con i comandamenti, se non si è più bambini almeno. E si sono formati lungo la storia delluomo attraverso il pensiero, losservazione, il principio di utilità, e la riflessione. Riassumendo il mio pensiero, che è ovviamente limitato, provvisorio e difettoso in quanto "mio", credo profondamente che ognuno di noi abbia una sua storia (biologica, ereditaria, storica, fisica e psicologica)e che ne sia intriso. Crescere significa, almeno in parte, liberarsi da quello che non crediamo giusto o buono per noi, e, nonostante i condizionamenti dati dai fattori sopraelencati, cercare di essere onesti intellettualmente. Io Nando non credo alla separazione laico/credente. Credo che siamo Uomini, tutti lungo un percorso di ricerca. E che lungo questo percorso vi siano molti linguaggi a nostra disposizione. Limportante, sempre secondo me, è non farne degli idoli. E credo che uomini come Gesù proprio questo abbiano cercato di dirci: di vivere giorno per giorno senza temere troppo la morte, sapendo che la nostra finitezza è illusoria. Ma temo che siano morti anche loro, semplicemente, (anche se non lo vorrei perché così avrei meno paura), e che abbiano sentito fino allultimo che non tutto finisce qui, per nessuno.
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Emilio Capaccio
- 25/07/2013 13:01:00
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E una poesia in due tempi:
il primo, in cui si percepisce un senso di vertigine, sembra quasi sollevarsi, dalla navata, fin alle cupole di quella chiesa, sul chiostro, e roteare in uno smarrimento frenetico e vorticoso;
il secondo, in cui digrada questo senso di instabilità in un interrogativo che in realtà è interposto a una sottaciuta tua certezza-speranza: "mi chiedo se in microbi lamore si diffonda e doni pace che si espande..."; in realtà questo verso diventa "...in microbi lamore si diffonde e dona pace che si espande..."
E qui che ritrovi la tua fermezza (la tua sicurezza), nello svolazzo apparentemente senza direzione. Esso diventa un volo lineare e confidente, soltanto quando si crede che lamore metta ordine e luce. E in questo pensiero che si ritrova la strada, la rotta, il cammino interrotto, la foglia che si risolleva e ritorna al ramo rinvigorita.
Ciao cara.
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