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Commenti al testo proposto da Roberto Maggiani
Lo sposalizio di Poesia e Scienza...

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 Roberto Maggiani - 06/04/2012 20:17:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Grazie cari amici per i vostri interventi, la discussione continua...
http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/04/discussione-ennio-abate-e-cosi-facile_06.html?showComment=1333735863633#c6720023102122029624

 Luciana Riommi Baldaccini - 02/04/2012 21:30:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Il dibattito è sicuramente interessante, ma le considerazioni puntuali di Ennio Abate suonano al mio orecchio vagamente puntigliose. Intanto, come il pensiero di ciascuno di noi, anche il suo è percorso da pre-concetti, in primo luogo verso la visione umanistica che ritiene "irreversibilmente persa", in secondo luogo verso il presunto rischio di una "piega spiritualizzante".
Dal mio punto di vista è particolarmente significativo anche l’accento da lui posto ripetutamente sulla "assenza di condizioni politiche capaci di produrre innovazioni vere": io credo che l’innovazione, nell’arte come nella scienza, non abbia mai trovato una culla nelle condizioni politiche dominanti, perché per definizione è rottura di schemi consolidati, è pensiero "non autorizzato", relativamente libero da condizionamenti culturali, politici, economici e "militari", e comunque non ad essi asservito.
Jung diceva che l’arte è in qualche modo una compensazione profonda rispetto all’atteggiamento dominante della coscienza collettiva. E se la coscienza collettiva è attualmente rivolta alla specializzazione, alla parcellizzazione dei saperi, incapaci spesso non solo di dialogare tra loro, ma anche di conservare il giusto rispetto per le loro diverse prospettive, mi sembra più che comprensibile l’anelito alla pacificazione, quanto meno, di aspetti che allo stesso titolo fanno parte dell’umano.
D’altra parte anche la psicologia da tempo si occupa dei diversi modelli di pensiero, o come diceva Jung, dei due fondamentali "modi del pensare": il pensiero razionale, indirizzato, condotto dalla coscienza (il che però non significa sempre che ci sia la consapevolezza delle sue reali implicazioni e delle sue premesse) e il pensiero intuitivo, emotivo/immaginale, forse anche spirituale, se intendiamo per spirito quella dimensione interiore dotata di una sua autonomia e per nulla secondaria alla razionalità, ma semplicemente espressione di un’altra logica e di un’altra modalità di appercezione della realtà esterna e interna.
Una metafora che ho sempre amato e che sicuramente ha influenzato il pensiero di C.G. Jung, è quella usata da Nietzsche ne "La nascita della tragedia", ossia la figura di "Socrate musicista" che contiene in sé una possibile, magari solo momentanea, composizione dei contrari in una visione più ricca, variegata, creativa, che non si lascia condizionare dal bisogno di certezza che, da solo, irrigidirebbe il pensiero, e non si lascia travolgere dal bisogno opposto di eterna mutevolezza e inconscietà.
Lo stesso discorso vale per il rapporto tra le psicologie del profondo e le neuroscienze: è vero che i progressi anche tecnici mostrano come non era mai accaduto ciò che avviene nel nostro cervello, anche quando scriviamo una poesia, per esempio, ma i neurotrasmettitori impegnati nelle sinapsi non determineranno mai la qualità di ciò che scriviamo. E se pure queste conoscenze sono frutto di ricerche scientificamente corrette, non potranno mai esaurire gli interrogativi sulla dimensione psichica della nostra esistenza e della nostra creatività.
Infine, voglio esprimere la mia totale adesione alla proposta di Roberto Perrino: le parole di Richard Feynman illustrano con semplicità e chiarezza la complessità del reale nei suoi diversi livelli e significati.

 Sara Dimatera - 02/04/2012 18:53:00 [ leggi altri commenti di Sara Dimatera » ]

E’ proprio un articolo che sa bene dove centrare il bersaglio...molto molto interessante!!!
E’ realmente possibile lo " sposalizio di poesia e scienza"?
L’articolo in questione ci pone dinanzi molti interrogativi ai quali dare una risposta.
Apprezzo la schiettezza di E.Abate nell’esporre i suoi concetti.
Credo che ci siano ancora tante tante cose da dire riguardo al rapporto scienza-poesia.
Un territorio non eslorato del tutto a quanto pare.
Tutto molto interessante!!!

 Roberto Perrino - 02/04/2012 18:49:00 [ leggi altri commenti di Roberto Perrino » ]

Trovo illuminante questo detto, che provo a tradurre nel seguito, attribuito a Richard Feynman, genio assoluto del ventesimo secolo:
“A poet once said, ’The whole universe is in a glass of wine.’ We will probably never know in what sense he meant it, for poets do not write to be understood. But it is true that if we look at a glass of wine closely enough we see the entire universe. There are the things of physics: the twisting liquid which evaporates depending on the wind and weather, the reflection in the glass; and our imagination adds atoms. The glass is a distillation of the earth’s rocks, and in its composition we see the secrets of the universe’s age, and the evolution of stars. What strange array of chemicals are in the wine? How did they come to be? There are the ferments, the enzymes, the substrates, and the products. There in wine is found the great generalization; all life is fermentation. Nobody can discover the chemistry of wine without discovering, as did Louis Pasteur, the cause of much disease. How vivid is the claret, pressing its existence into the consciousness that watches it! If our small minds, for some convenience, divide this glass of wine, this universe, into parts -- physics, biology, geology, astronomy, psychology, and so on -- remember that nature does not know it! So let us put it all back together, not forgetting ultimately what it is for. Let it give us one more final pleasure; drink it and forget it all!”

Un poeta disse un giorno: "In un bicchiere di vino c’è l’universo intero. Probabilmente non sapremo mai cosa volesse veramente dire, perché i poeti non scrivono per essere capiti. Tuttavia è vero che, se guardiamo un bicchiere di vino da vicino, ci vediamo l’universo intero. Ci sono le cose della fisica: il liquido cangiante che evapora a seconda del vento e del tempo, la riflessione della luce nel bicchiere, e la nostra immaginazione ci aggiunge gli atomi. Il vetro è un distillato delle rocce della terra, e nella sua composizione scorgiamo i segreti dell’età dell’universo, e l’evoluzione delle stelle. E che strano insieme di sostanze chimiche c’è nel vino! Come si sono messe insieme in questo modo? E ci sono i fermenti, gli enzimi, i substrati, e i prodotti di questi reagenti. Là, nel vino, troviamo la grande generalizzazione: tutta la vita è fermentazione. Nessuno avrebbe potuto scoprire la chimica del vino senza scoprire, come fece Pasteur, la causa di molte malattie. Come è vivido il Bordeaux, che espone pressante la sua esistenza alla coscienza di chi lo sta a guardare! Se la nostra piccola mente, per comodità, divide questo bicchiere di vino, questo universo, in parti: fisica, biologia, geologia, astronomia, psicologia, …, ricordiamoci che la Natura non lo fa! Così rimettiamo tutto insieme, senza dimenticare infine a cosa serve. Che ci dia ancora piacere: beviamolo e dimentichiamo tutto il resto!

 Luciana Riommi Baldaccini - 02/04/2012 00:19:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Grazie Roberto, così funziona!

 Roberto Maggiani - 01/04/2012 23:45:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Cara Luciana, a me funziona, semmai prova a fare copia e incolla con questo link:
http://moltinpoesia.blogspot.it/2012/04/discussione-ennio-abate-e-cosi-facile.html#more

 Luciana Riommi Baldaccini - 01/04/2012 22:39:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Questo link non funziona (almeno a me) né da qui né da Facebook.