Pigy
- 24/08/2015 11:44:00
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Che bei versi davvero! Endecasillabi e settenari pervasi di una dolcezza antica, fortemente sentiti nel cadenzare dell’accentazione canonica ma senza alcuna forzatura stilistica. Decisiva la terza stanza, tutta inarcature, rende perfettamente l’idea di un’urgenza, con una tecnica quasi cinematografica, lasciando all’inquietudine di un’ombra tutto il non detto che lega il bambino al mondo degli adulti sentito nella sua estraneità e al tempo stesso agognato come corollario della sana impazienza di crescere. Mi piace interpretare le parentesi finali come il sottovoce dell’attore che sulla scena parla tra sé e sé, svelando nella voce il suo pensiero. Se diventare adulti significa solo dimenticare quelle corse sfrenate, le buste della spesa peseranno sempre di più e gli occhi non si staccheranno mai da terra. Un caro saluto
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