Maria Musik
- 13/11/2016 10:00:00
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Questa poesia che "osa" iniziare con "Io sono...", che si muove con unautodeterminazione quasi "irritante", trova la sua giusta conclusione e somma nei versi finali: "Confesso, sono colpevole di me stessa." Una colpevolezza che non cerca assoluzione, visto che è frutto dellesercizio del libero arbitrio, nè attenuanti genetiche dato che appartiene a un uno e trino (padre/madre/figlia).
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Franco Bonvini
- 13/11/2016 09:13:00
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Hai presente quando guidi un auto in corsa, su una breve strada dritta o sterrata e ti spunta un cavallo selvaggio all improvviso da destra in pieno sole? Freni, senza decidere, programmato geneticamente. forse amore per i cavalli o istinto di sopravvivenza. La vera decisione, forse, sarebbe travolgerlo. Ma non puoi. Hai già frenato. Un po come una macchinina robotizzata con proximity per evitare gli ostacoli.
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Alberto Becca
- 13/11/2016 07:01:00
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Poesia assolutamente anomala , fuori dagli schemi, irrituale ed imprevista: siamo nel "mare magnum" del libero arbitrio, del dovere (o potere) autodeterminarsi, scegliere, governare se stessi; pero le emozioni, i sensi, le parole, i pensieri, le opere a volte non si riescono del tutto a controllare ! Esiste una (piccola o larga) fascia di imprecisto e imprevedibile ove il controllo è fallace, non funzina.. Ed è anche interessante che sia cosi: non siamo padroni assoluti di noi stessi.. Siamo limitati, influenzabili da terzi, spesso imprecisi.. in definitiva abbiamo dei tremendi, orrendi ma umanissimi LIMITI !!!
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