Alberto Rizzi
- 16/02/2017 15:53:00
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Ben riletta, Franca, grazie per la sua attenzione. Sì, in parte ha ragione: cè - in questa poesia - anche la denuncia di certa indifferenza, che già cera nel 1978 e che forse cè sempre stata, almeno nella società nella quale ci troviamo da un paio di secoli. Ma tutte le poesie che compongono "Luoghi accettati" ruotano attorno al concetto di esplorazione di spazi urbani reali attraverso la poesia. La raccolta nasce nel 1986, con lo scorporo di un gruppo di poesie da quella che era la mia prima raccolta (quella "Non voglio morire a Rovigo" che uscì poi col titolo mutato dalleditore come "Opera prima" nel 1994 per la Calusca di Padova): tutte liriche appunto di soggetto urbano alle quali ne vennero poi aggiunte delle altre appositamente scritte; e nella fattispecie quella mezza dozzina intitolata "Città" fa preciso riferimento a Venezia: città nella quale vissi nel 1978 durante i miei studi universitari. Quando alla fine degli Anni 90 iniziai quella ricerca sul linguaggio (agglutinazioni, storpiature, ecc.) che in parte mi contraddistingue, scelsi come "animale da laboratorio" quella raccolta: così che essa presenta unabbondanza (forse eccessiva?) di queste soluzioni linguistiche.
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