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Commenti al testo di Valter Casagrande
trilogia di bellerofonte

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 Arcangelo Galante - 18/09/2018 14:28:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Molto gradita, questa mitologica trilogia di Bellerofonte, apprezzandone già la “precettiva” nota, che anticipa la lettura della pubblicazione.
La proposta dell’autore, attento a chiarire salienti aspetti, illuminando il lettore verso una maggior chiarezza della storia tramandata, mi ha donato l’occasione di guardare il racconto, con occhi assai diversi, dall’ormai lontano periodo scolastico.
Bellerofonte, letteralmente "uccisore di Bellero", era il soprannome che gli fu dato dopo che ebbe ucciso Bellero, re di Corinto.
È un personaggio della mitologia greca, un eroe, la cui impresa più grande fu quella di uccidere la Chimera, un mostro che Omero descrisse con la testa di un leone, il corpo di una capra e la coda di serpente.
Esiodo ed altri autori tragici hanno immaginato che l’eroe fosse seduto a cavallo di Pegaso, ma, nell’Iliade di Omero (libro VI), viene raffigurato senza il celebre cavallo alato.
Pindaro, invece, nelle Olimpiche, lo affianca nuovamente a Pegaso, assegnando a taluni personaggi nomi diversi rispetto alle versioni dei suoi contemporanei.
A seconda delle versioni, Bellerofonte era uno dei discendenti della famiglia reale che a quell’epoca dominava Efira, l’odierna città di Corinto.
Invero, il nome con cui fu chiamato alla nascita era Ipponoo, ma egli non poté conservarlo a lungo, a causa del crimine che avrebbe commesso di lì a pochi anni.
Bellerofonte di Corinto, resosi colpevole dell’involontario omicidio di Bellero, re di Corinto, giunse ospite presso Preto, re di Tirinto, in grado di purificare le anime.
La moglie di Preto, Stenebea, si invaghì di lui, venendo però rifiutata.
Assetata di vendetta, la donna istigò il marito ad uccidere Bellerofonte, raccontandogli di essere stata sedotta da costui.
Ma, le leggi greche dell’ospitalità, impedivano l’uccisione di un commensale, ragion per cui Preto inviò Bellerofonte da Iobate, re di Licia e padre di Stenebea, con la scusa di consegnargli una lettera, che ne richiedeva, in realtà, l’uccisione.
Però, anche Iobate, che ospitò Bellerofonte, per le solite leggi, non se la sentì di assassinarlo direttamente, richiedendo, invece, al giovane, di uccidere la Chimera, un mostro che sputava fiamme.
Su consiglio di Polido, Bellerofonte rubò Pegaso a Zeus, con l’aiuto della dea Atena, la quale, gli diede una briglia d’oro, come strumento capace di domare l’alato destriero, e, grazie a Pegaso, riuscì a gettare del piombo nella gola della Chimera, che, fondendosi, soffocò il mostro.
Iobate tentò nuovamente di mantenere la richiesta della missiva, domandando a Bellerofonte di combattere contro i Solimi e le alleate Amazzoni.
Per mezzo di Pegaso, mise in fuga i nemici lanciando loro sassi.
Bellerofonte tornò da Iobate che, con ammirazione, gli mostrò il messaggio di Preto.
Bellerofonte raccontò al re la verità.
Il licio gli diede in sposa l’altra figlia, Filinoe, e divenne erede al trono.
L’orgoglio si impossessò di Bellerofonte, giacché, il forte desiderio di raggiungere l’Olimpo, condusse l’eroe ad essere disarcionato da Pegaso.
Gli dei infatti, infastiditi dalla sua vanità, mandarono un tafano a pungere Pegaso.
Bellerofonte sopravvisse alla grave caduta, ma rimase solo e infermo fino alla morte.
Ringrazio immensamente Valter, per avermi permesso il rispolvero delle mie reminiscenze in alcune materie, studiate in passato.
Con morale gratitudine, lo saluto!