Leonora Lusin
- 23/07/2017 05:25:00
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Buongiorno Giulia, il ponte è da attraversare più e più volte, i vetri aguzzi sono la tua sensibilità, ci sono passata anchio. Credi, lo attraversi per forza di cose tutti i giorni... Il nostro vero sè è davvero come una roccia. "Immota attendo per non perire" Questa è la chiave....Lattimo eterno di sospensione, che ci permette la distanza e più in là anche un riso liberatorio... Benvenuta nel Veromondo!
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Giulia Bellucci
- 21/07/2017 08:40:00
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Grazie Leonor, mi sono innamorata subito della tua soluzione che lho accolta subito. Mi piace molto di più così. Alberto, purtroppo (parlo sì di me stessa ma mi riferisco anche in generale a tutti) quanto è difficile la comprensione vera! Degli altri vediamo quasi solo le maschere che portano per mascherare il proprio io! Difatti i social hanno catturato la gente proprio perché consentono più facilmente di mascherarsi. Ed è solo un esempio! Grazie del passaggio.
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Leonora Lusin
- 21/07/2017 07:39:00
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Bella. So che soffrirai ma ti tocca: ecco come risolverei il finale.
Immota attendo per non perire mentre, osservo dal mio guscio e l’inquietudine, nasconde la roccia.
Lavora sugli enjambents che sono tutto. E trova la tua soluzione.
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Alberto Becca
- 20/07/2017 20:59:00
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Se il ponte è fragile e pericoloso (cosparso di vetri) ci sono altri modi per attraversarlo: mongolfiera, drone, tappeti volanti. la storia e l esperienza dicono che spesso le barriere, gli ostacoli, li costruiamo noi stessi e quindi solo noi possiamo abbatterli (ammesso sempre che ne valga la pena, che sia fondamentale, obbligatorio conoscere il mondo "fuori")Ognuno ha tempi e modi propri per passare all altra riva (che, nel contesto di cui si tratta, sarebbe allaltro mondo, ma non sta bene) Cari saluti e auguri
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