Laura Turra
- 02/11/2021 10:00:00
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Fabrizio, questo testo è davvero molto bello. Resta sempre nel tuo scrivere qualcosa di misterioso che sfugge alla immediata comprensione, ma non importa. Quel "cadere nella luce / accolti..." è qualcosa di meraviglioso, per me (considerata anche la ricorrenza di oggi). Un abbraccio caro
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Darlene
- 01/11/2021 10:51:00
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Ad una prima lettura, la composizione sembra esprimere una sorta di debolezza rivelata, una nuda esposizione delle proprie insofferenze. Ad una più articolata analisi, affiora però una luce che rischiara la regia di ombre. Si è ceduto qualcosa per poter «passare», ma a noi stessi più che agli altri. Tocco, azione, movimento... Nonostante l’immutabile flusso, siamo riusciti a «ritornare». Un volontarismo necessario alla costruzione delle più intime architetture. Le labbra dell’irrimediabile discendenza si inumidiscono nell’accettazione dell’oltrepassamento e, dopo il morso del serpente, «tutto è in frantumi e danza». Una vera e propria trasvalutazione dell’essere, dunque, come nelle più profonde e inaccessibili radure umane.
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