Ferdinando Battaglia
- 21/12/2023 14:40:00
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Ancora affermato altre volte, luso di una lingua dialettale, risolve la distanza astrattiva ovvero eminentemente intimista dellesperienza religiosa quando agogna il tradursi in parola, ancor di più a rischio dinsuccesso se cerca il verso; quindi, premessa una ipotesi esplicativa di una scelta stilistica, che personalmente apprezzo nella produzione poetica della Lucattini, anche in virtù dei contenuti esperienziali, divenuti corpo sapienziale e humus teologico, vorrei ora offrire il mio "obolo" di risonanze su questa "Lettera a Gesù". Se da un lato abbiamo la scelta della propria lingua dialettale, dallaltro, con pienezza legittima, abbiamo lidentità femminile che la Poetessa reclama e condivide con la condizione della donna nella Storia e nellAttualità, "spezzando il pane" della sorellanza con ogni altra creaturaddi genere femminile, in unattenzione elettiva verso le vittime della violenza brutale di genere, sia in contesti di guerra sia in quelli di ordinaria quotidianità civile, e convocando a questa sorellanza anche Maria, quasi a reinterpretare, perché la profezia di questi tempi lo vuole, e in chiave di genere il "come in Cielo così in terra", ma anche affidando e riconoscendo alla Madre di Dio, prima liconografia di un Mondo Nuovo poi il Suo essere in sé, Ella, Maria, potente eco di grazia dellIncarnazione.
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