Salvatore Pizzo
- 23/01/2020 14:37:00
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Quasi un grido, questo tuo interrogarti, mia cara Lucia. E proprio in questi giorni, in cui ci si avvicina alla celebrazione del giorno della memoria. Giorni in cui è venuto a mancare anche il filosofo Emanuele Severino: pensatore come pochi oggi, e che ci viene meno nel conto del più o meno della sapienza. E per questo, per laffermazione del Severino che siamo"eterni", congiunta con lolocausto, memoria che ricorre della caducità dellessere, che mi vien da rispondere al tuo interrogarti con uno sconsolato allargarsi di braccia: è vero che saremo eterni, come affermato dal Severino, ma è anche vero che lo siamo come le foglie soldati di Ungaretti. E forse in ciò il nostro essere eterni: nel rinascere in primavera, pure ricordando come si è marciti, prima di rinascere. Solo che non credo che si abbia idea di quale sia il "punto" in cui ci si trovi in questo filo eterno che è lessere. Del resto nemmeno Dante ci soccorre in ciò. Come quando afferma chè dura dire qualè la giusta via,ci ritroviamo spersi nella landa spaziotemporale: ora andiamo avanti, ora indietro, molto più spesso ci giriamo attorno, entrandoci in quellorrore chè lessere, per poi riuscirne convinto di avere acquisito maggior consapevolezza, tranne poi ripetersi con accenti più pesanti e tragedie dalle dimensioni sempre più vaste... Grazie e di cuore anche per avermi dato da pensare. Tu perdona questo mio sproloquiare. un caro saluto
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