:: Pagina iniziale | Autenticati | Registrati | Tutti gli autori | Biografie | Ricerca | Altri siti ::  :: Chi siamo | Contatti ::
:: Poesia | Aforismi | Prosa/Narrativa | Pensieri | Articoli | Saggi | Eventi | Autori proposti | 4 mani  ::
:: Poesia della settimana | Recensioni | Interviste | Libri liberi [eBook] | I libri vagabondi [book crossing] ::  :: Commenti dei lettori ::
Attenzione, dal 19 al 29 luglio 2024 č prevista una prima parte di lavori di manutenzione sul sito LaRecherche.it pertanto non sarā possibile, in tale periodo, registrarsi o autenticarsi, non sarā possibile pubblicare, commentare o gestire i propri testi in nessuna forma ma sarā possibile solo la consultazione/lettura del sito ed eventualmente la eliminazione dell'utenza di chi ne farā richiesta. Una seconda parte č prevista dopo la metā di agosto, le date saranno comunicate. Ci scusiamo per l'eventuale disagio. Ovviamente se riusciremo ad accorciare i tempi lo comunicheremo.
 
« torna indietro | leggi il testo | scrivi un commento al testo »

Commenti al testo di Redazione LaRecherche.it
Poesia XXI

Sei nella sezione Commenti
 

 Salvatore Violante - 21/12/2018 15:26:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Violante » ]

Tutto vero quanto raccontato dalla redazione di La Recherche. La poesia ed il poeta annaspano fino a completamente affogare a partire dagli anni sessanta del secolo scorso. E, la colpa, come sempre, č facile farla ricadere sulla societā dei consumi o mercantile che dir si voglia. Mi chiedo: non č forse vero che un prodotto possa essere invendibile per disaffezione del gusto legato a questa societā senza che il suo autore ne sia coinvolto? Ed allora? Perchč il poeta genera disgusto? Siamo davvero convinti che la colpa sia dei lettori? Il poeta non č, da sempre, riuscito a mantenersi coi proventi della sua poesia. E tuttavia la sua figura era pari a quella di un dio. Ed allora? Sarebbe molto interessante approfondire quanto successo, caso per caso, nelle officine (sic) poetiche dell’ultimo mezzo secolo scorso, a partire dalla poesia ingaggiata per costruire l’epopea di un proletariato in una lingua incomprensibile non solo dai metalmeccanici ormai giā fuori dalla storia, fino ai vari sperimentalismi che, di nuovo, hanno portato solo nuova arkadia. Il lettore contemporaneo ne č rimasto schifato, (come dargli torto?)da poeti che per mezzo secolo non hanno preso sul serio nč se stessi nč la poesia nč il lettore. Le cose sono sempre pių semplici di quelle che si vuole far credere. La poesia č morta come ogni manifestazione artistica che propone "merde d’artista". Quest’ultime vengono vendute perchč si enfatizza il loro valore in valore monetario in quegli ambienti che, deputati all’arte, fingendo di occuparsene, mirano a realizzare il massimo profitto a costo zero. In fondo, il consumatore contemporaneo č un uomo semplice.