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Commenti al testo di Redazione LaRecherche.it
Gianfranco Martana
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Gianfranco Martana
- 27/04/2015 12:45:00
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Franca, ti ringrazio per il tuo commento. Ho sempre detestato i piedistalli, tanto più quando non ce ne sono nemmeno i presupposti, come nel mio caso. Grazie anche per avermi definito "giovane", ma purtroppo non lo sono più da tempo. Ragione in più, però, per affrettarmi a fare qualcosa di buono :) Quanto alla poesia, in sostanza ho detto anchio che a un certo punto non riuscivo più a pensarla. Se ti riferisci a Parise, mi pare che il suo riferimento a una poesia "agente" nasca da motivi di sintesi retorica (prosopopea), ma non vedo una grossa contraddizione: dire che essa "va e viene, vive e muore quando vuole lei" non significa necessariamente che non si è provato a pensarla, a cercarla. Solo che ci si è resi conto che, nonostante gli sforzi, non arriva più sulla pagina. Io, almeno, la interpreto così: non ho mai creduto al poeta-oracolo che si fa portavoce di una divinità. Se invece Parise intendeva questo, lo rinnego immediatamente!
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Franca Alaimo
- 27/04/2015 01:45:00
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Le risposte di Gianfranco sono sincere; e per me è la cosa che più conta. Nessuna aureola di sacralità, nessuna pretesa di vivere su un piedistallo; ma certamente una grande voglia di raccontare il mondo secondo il proprio punto di vista ed una sana ambizione. I suoi modelli sono più che buoni; la sua disponibilità ad una critica costruttiva lodevole. E’ un autore giovane a cui auguro un cammino lungo ed importante. Per quanto riguarda la poesia, dissento: non è lei che non viene più; è l’autore che non riesce più a pensarla. Tutto dipende sempre da noi, da quello che diventiamo. La poesia ha un passo, la prosa un altro; e questo passo corrisponde ad un ritmo del pensiero. Complimenti allora vivissimi a Gianfranco ed alla sua scrittura.
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Gianfranco Martana
- 26/04/2015 20:54:00
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Grazie Asso, Loredana e Nicola per i vostri commenti. Nicola, per quanto mi riguarda direi senzaltro mezzofondista, anche per limiti fisici! A presto, G.
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Nicola Romano
- 26/04/2015 20:09:00
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Gianfranco, nelle tue risposte trovo molta consonanza con quelle mie, che leggerai fra una settimana. Ciò vuol dire che, pur essendo diverso il registro della comunicazione tra prosa e poesia, i pretesti e le modalità della scrittura hanno le stesse scaturigini, ammesso che si possano individuare a livello razionale. Il poeta è uno sprinter che deve concludere entro i 100 o 200 metri, mentre il prosatore è un mezzofondista (o un maratoneta) che deve gestire di più...il fiato. Comunque sia, complimenti per le tue disamine e che dirti se non "ad maiora"?
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Loredana Savelli
- 26/04/2015 18:51:00
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Molto interessante. Lontanissimo dalla banalità e con i piedi ben per terra.
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Gianfranco Martana
- 26/04/2015 14:47:00
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Grazie a voi per la bella opportunità.
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asso
- 26/04/2015 08:40:00
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Bellissima intervista, me ne sono nutrita.
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